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Il pensiero politico alla fine del 1600

Hazard e la crisi della coscienza europea


Nel 1935 venne pubblicata a Parigi un’opera che avrebbe scosso gli studi sulla storia delle idee nel periodo del 1600 e del 1700.
Si trattava dell’opera di Hazard, “La crisi della coscienza europea”, facendo un’ampia ricerca di storia della civilizzazione.
Secondo Hazard, verso il 1680 entrò in crisi il vecchio mondo della stabilità e delle certezze a favore di una realtà di movimento e di critica. In campo religioso, non si verificò solo lo scontro tra cattolicesimo e protestantesimo ma divenne centrale l’antagonismo tra fede e ragione. Ci furono vari cambiamenti: dalla stabilità si passò al movimento, dal predominio del mondo latino ci si diresse verso la civiltà del Nord Europa; l’obbedienza venne sostituita alla critica; la ragione prese il sopravvento sui dogmi; tutte le credenze tradizionali caddero e ne fecero le spese in primo luogo i miracoli, intesi come violazioni delle leggi di natura.
Accanto alla distruzione del vecchio ordine, si andava elaborando un tentativo di ricostruzione su basi rovesciate del nuovo mondo intellettuale, attraverso l’empirismo di Locke, il deismo e la religione naturale, la ricerca della felicità sulla terra.
Si deve riconoscere che Hazard fissò l'attenzione su un periodo storico denso di ampie e profonde modificazioni nel modo di concepire la politica e l'economia e, più in generale, di guardare il mondo da parte dell'intellighenzia europea. Nei decenni in cui, secondo Hazard, si ebbe la crisi definitiva della coscienza europea emersa dalla grande stagione rinascimentale, vi furono aspri conflitti culturali e politici che portarono alla nascita di idee e comportamenti, diffusisi poi con successo in quasi tutta l'Europa. Ma quella crisi, nonostante tutto, non costituì una rottura netta col passato, in quanto era frutto di un processo iniziato certamente prima del 1680. Il libro di Hazard ebbe grande successo negli ambienti intellettuali europei perché rifletteva umori, preoccupazioni e tensioni diffuse nella cultura del vecchio continente uscito stremato dalla prima guerra mondiale e dominato dai totalitarismi. Nel sottolineare l'importanza delle trasformazioni che investivano la sfera della coscienza e la necessità di un confronto con le altre culture, esso testimoniava la consapevolezza, che cominciava a farsi strada allora, dei limiti e della crisi della civiltà europea.
Il 1685 era sembrato l’anno del trionfo del re Sole: da un lato si affermava l’uniformità religiosa con la revoca del dell’editto di Nantes e l’eliminazione degli ugonotti, dall’altro lato la chiesa gallicana di Francia viveva sotto il controllo del sovrano.


Sfondo storico-politico alla fine del 1600


In Inghilterra salì sul trono il cattolico Giacomo II, cliente del re di Francia, che rafforzava una superiorità europea ormai incontestabile, mentre si accentuava la caduta della potenza spagnola sotto il regno di Carlo II d’Asburgo.
Furono questi gli avvenimenti del 1685 che segnarono l’inizio della preponderanza francese in Europa.
La cacciata degli ugonotti privò la Francia del personale qualificato nel campo della cultura, della finanza e dell’industria. La diaspora europea degli ugonotti creò un’ostilità prima morale e poi politica contro il regime francese.
Invece, Giacomo II fu incapace di utilizzare le astuzie tattiche sulle quali si era retto il regno del fratello Carlo II. Alla fine il sovrano venne cacciata per timore di una restaurazione dei papisti in Inghilterra, e  salì al trono la figlia protestante Maria e il marito Guglielmo d’Orange. Il Parlamento Inglese votò la Dichiarazione dei diritti a tutela della libertà (1689)  e l’Atto di tolleranza a garanzia dei non conformisti religiosi.

Con la pace di Utrecht e di Rastadt l’Inghilterra diventò il baricentro del nuovo equilibrio politico europeo, all’interno del quale era stata spezzata la superiorità francese.  
Le posizioni di principio dell’assolutismo francese furono rappresentate da uomini di governo e di chiesa come Colbert (1619- 1683) che non fu soltanto il controllore della finanze del re Sole ma fu anche il sostenitore del diritto dello Stato regolare, per finalizzarlo al benessere pubblico. Per questo motivo l’unica forma di governo ammissibile risultava la monarchia assoluta. Bossuet vescovo di Meaux sosteneva, invece, il legame tra politica e teologia e la provvidenzialità della storia, il garante di ciò era il sovrano assoluto, dove il suo potere era di diritto divino. Bossuet fu un sostenitore del controllo monarchico nell’organizzazione della Chiesa francese e preparò la redazione della Dichiarazione della Chiesa Gallicana del 1682.
L’assolutismo e la politica mercantilistica costituirono la via della modernizzazione anche nel mondo tedesco assumendo soprattutto, le caratteristiche del cameralismo, una scienza dell’amministrazione costruita da una burocrazia che manifestava il massimo del proprio impegno nel settore finanziario.
Se la contrapposizione tra conservazione e rinnovamento ebbe protagonisti Francia e Inghilterra, il luogo ideale dello scontro si collocò in Olanda.
Nei Paesi Bassi si collocò il centro degli studi classici, la patria della filologia.
Grazie alla filologia che fu reso possibile individuare errori e pregiudizi, combatterli scientificamente e fondare un nuovo modo di interpretare i testi classici e la Bibbia.
Il più tipico rappresentante della cultura di quest’epoca fu il francese Bayle che esaltò il metodo critico, sostituendolo alla verità tradizionale che l’uomo poteva ricavare dall’esercizio della propria ragione. L’Olanda gli fornì la possibilità di esprimere liberamente i propri dubbi grazie alla tolleranza che vi si poteva godere. Ma forse l’opera più importante compiuta da Bayle fu la fondazione di un periodico nel quale si recensivano le opere contemporanee, si ospitavano confutazioni e si pubblicizzavano dibattiti filosofici e scientifici. Tutto nel nome di uno Stato assolutamente libero, nel quale le uniche autorità erano quelle della verità e della ragione. Nello stato politico, secondo Bayle, era necessario un governo assoluto che reprimesse i difetti derivanti dalle passioni umane e ordinasse la convivenza tra gli uomini ma che contemporaneamente si astenesse da ogni intervento nel mondo delle coscienze. Attraverso Bayle e il suo esilio olandese si è entrati in contatto con una delle correnti più significative del pensiero politico nell’età della crisi: quella degli ugonotti rifugiati in Olanda dopo l’editto di Fontainebleau che revocava quanto Enrico IV aveva loro concesso a Nantes.

Mentre Jurieu vivendo anch’egli a Rotterdam, tra il 1686 e il 1689, si contrappose con violenza al dispotismo di Luigi XIV. Ma risultò significativa l’opera di traduzione e di adattamento alla situazione politica francese ed europea del Secondo Trattato sul governo di Locke, che ebbe larga circolazione nel mondo dei rifugiati ugonotti in Olanda.
Mazel, invece, tradusse l’opera di Locke in francese, ma in questa traduzione che apparve ad Amsterdam nel 1691, Mazel mutò la valenza politica del documento in cui l’avversario non era più la monarchia degli Stuart ma la politica di Luigi XIV e nel fare questo alterò in parte il significato dell’opera. E la cosa più importante è che fu proprio questa versione a circolare in Europa e su di essa furono condotte le traduzioni del secondo trattato nelle altre lingue europee.


Situazione storico-politica in Francia:

La polemica contro le posizioni di Luigi XIV si ebbe anche all’interno dello stesso regno di Francia, dove si sviluppò un dibattito che ebbe la sua origine nel grave stato di crisi economica prodotto dalle guerre e dalle carestie di fine secolo. Il maggior esponente di questa critica fu Boisguillebert, il quale contestò i fondamenti stessi della teoria mercantilistica, a partire dall’idea che la ricchezza di uno stato dipendesse dalla quantità di moneta in essa circolante e rivalutò l’importanza del prodotto agricolo come vera origine della ricchezza.
Le Prestre pubblicò una proposta di riforma radicale del sistema fiscale.
Fenelon nelle Tables de Chaulnes si mostrava sostenitore della libertà di commercio e nemico della venalità degli uffici; Proponeva la restaurazione degli stati Generali.
Saint-Pierre esaltava il pacifismo.

Situazione storico-politica in Inghilterra:

In Inghilterra nel 1689 dominava la figura di Isaac Newton le cui posizioni scientifiche si avviavano a ricevere una diffusione e una supremazia a livello europeo.
L’Inghilterra della post-rivoluzione aveva bisogno di stabilità per sviluppare con successo la propria politica di supremazia marittima e commerciale. Ma già si stava avviando una evoluzione con Toland che con la sua opera Cristianesimo senza misteri poneva l’accento sull’ateismo e sul materialismo.

Situazione storico-politica in Italia:

Il libertismo erudito penetrò anche in Italia a fine del 1600. Specialmente nel Regno di Napoli sottoposto al governo spagnolo e oppresso da una feudalità ignorante, il rinnovamento culturale introdotto dal ceto civile ebbe valenze politiche e sociali. L’epoca è quella della nascita della scuola del diritto naturale che riprendeva le nozioni di Grozio.
Francesco D’Andrea era un’esponente della cultura del regno di Napoli e aveva utilizzato la dottrina del diritto naturale e il pensiero di Grozio. Il problema che si sollevò nella sua opera, Risposta al trattato delle ragione della regina Cristianissima, era costituito  dall’applicabilità del diritto di devoluzione (una norma che escludeva dall’eredità i figli di secondo letto) alla successione dei Paesi Bassi spagnolo. D’Andrea obiettò che quella norma riguardava il diritto privato e non quello pubblico e quindi distinse tra diritto pubblico interno e diritto pubblico universale.
Inoltre si diffuse l’anticurialismo napoletano verso la fine del Seicento. Il maggiore esponente fu Pietro Giannone che con la sua Istoria civile del Regno di Napoli, accusò le intrusioni e le prevaricazioni della Chiesa nella vita dello Stato.
Questo risveglio dell’Italia fu la tendenza a cercare l’appoggio del potere monarchico. Il maggiore esponente di questa cultura fu Vico, che con la sua opera la scienza nuova, delineò un’evoluzione della storia umana dello stato ferino all’ordine civile, che si esplicava attraverso il passaggio dall’età degli dei a quella degli eroi all’età degli uomini.

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