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Adozione


Comunemente considerata un’istituzione che soddisfa 2 bisogno insoddisfatti: dare al bambino una famiglia disponibile e amorevole e dare un bambino alla coppia.
Molte difficoltà: per esempio il bambino che si sente maltrattato dai suoi genitori, ha atteggiamenti ambivalenti verso di loro (desiderio/rifiuto) e mira solitamente al recupero di un miglior rapporto più che a sostituzione.
La famiglia adottante spesso è sterile, permangono sentimenti di lutto per il “bambino non nato” e difficoltà ad accettare il bambino e ciò che fa già parte della sua identità personale.
L’adozione è un incontro tra persone con problemi non risolti che avvia una storia comune in cui le relazioni costruttive sono possibili solo se ognuno riesce a capire le esigenze altrui e adeguarsi alla nuova realtà.
Bambino: essere accolto in una nuova famiglia, attiva il senso di essere desiderato e amato dagli adulti disponibili; deve gestire la consapevolezza di un abbandono definitivo dei suoi genitori => possibili reazioni di lutto, senso d’inadeguatezza e colpa, stato depressivo, fenomeni regressivi, tendenza a passività e delega, riduzione della partecipazione attiva. Spesso esperienza di istituto: non favorisce lo scambio comunicativo, scoraggia le manifestazioni esterne di sentimenti personali e reazioni emotive, impara a tacere e ad essere come vogliono gli altri e diffidare degli adulti.
Gentori adottivi: primo problema è la situazione critica del bambino (impreparati a interagire con un bambino che vive una perdita) e problematiche tipiche della nascita di un figlio (riorganizzazione dinamiche e regole familiari, ridefinire compiti e ruoli) oltre a problematiche complesse (elaborazione di un “bambino immaginario” corrispondenti ai loro bisogni, presenza del fantasma del genitore originario, timore di possibili ricongiungimenti futuri). Spesso l’adattamento reciproco è difficile, spesso i genitori tendono non tanto a costruire col bambino un’esperienza nuova, ma di renderlo al più presto parte della nuova famiglia, lasciando alle spalle il suo passato (tendenza a evitare discorsi che richiamino le esperienze precedenti), chiedono un rapido allineamento ai nuovi parametri (ancor più difficile se la nuova famiglia ha stili di vita e regole molto diversi da quella originaria). Possibile adesione passiva del bambino alla situazione interpretata come adattamento positivo: in realtà continua ad esser “quello che gli altri vogliono”, non permette l’acquisizione di un’identità personale.
Oppure, per ottenere un equilibrio, convivenza basta sul silenzio ed evitamento dei problemi (le fantasie degli uni o dell’altro possono diventare predominanti: estraneità reciproca).
Bambini molto piccoli (primo anno di vita): possibile difficoltà ad accettare nuovi stili di vita perché fin dai primi giorni il bambino partecipa attivamente alla relazione con l’adulto allevante (soprattutto per bambini provenienti da culture ed etnie diverse, i riferimenti cambiano dalle più semplici abitudini quotidiane).
Obiettivo adozione: permettere al bambino di risolvere nella nuova realtà familiare la crisi dell’abbandono. Occorre una particolare cura nell’individuazione dei futuri genitori: la nuova coppia deve:
- aiutarlo ad affrontare e risolvere le sofferenze legate a storia precedente
- accettare la realtà presente e passata del bambino
- ripercorre insieme le sue esperienze precedenti senza paura di perderlo o rimpiangere il bambino mai avuto
- non farsi sommergere dall’ansia di fronte a situazioni nuove (valutare le situazioni in termini realistici, non irrigidirsi a modelli educativi ritenuti validi a priori)
- possono avere bisogno di aiuto/sostegno dagli operatori dei servizi psicosociali (essere seguiti e rassicurati che le difficoltà appartengono ad un normale iter adottivo)

Tratto da DIZIONARIO DI PSICOLOGIA DELLO SVILUPPO di Antonella Bastone
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