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La parola humanitas è vaga ed elogiativa al tempo stesso; indica gli esseri umani che sono degni del nome di uomo perché non sono né barbari né inumani, né incolti. Humanitas vuol dire cultura letteraria, virtù di umanità e stato di civiltà. Tutti gli uomini appartengono al genere umano ma alcuni sono più umani degli altri; l’humanitas è dunque un merito piuttosto che un tratto universale. Humanitas corrisponde a ciò che noi chiamiamo civilizzazione: una modificazione interna all’uomo e insieme un’estensione dell’azione umana sul mondo esterno.
Il concetto di humanitas nasce dalla rielaborazione originale di materiale greco e dal contributo dello stoicismo. Nella diffusione dell’ideale di humanitas gli storici romani videro lo scopo e la missione civilizzatrice del loro impero. Soprattutto in Terenzio troviamo quella che è universalmente considerata la migliore sintesi del concetto di humanitas, cioè la celebre massima “ homo sum: humani nhihil a me alienum puto” (sono un uomo: tutto ciò che è umano non lo ritengo a me estraneo). In tale formulazione l’humanitas è proclamata come un valore universale e onnicomprensivo. L’uomo rivendica il diritto-dovere di interessarsi ai problemi degli altri uomini con un atteggiamento di solidarietà e condivisione.
A Cicerone invece si deve lo sviluppo del significato come cultura enciclopedica, soprattutto letteraria ma non solo. Per secoli a partire dall’età umanistica fino alla prima metà del Novecento il concetto di humanitas è stato considerato come uno dei più preziosi valori universali che la nostra cultura è riuscita a elaborare, ma secondo Veyne non è così; infatti esordisce dicendo “il lettore si rassicuri: l’autore diffida quanto lui della parola humanitas”. Infatti sotto la copertura di parole come pedeia e humanitas Greci e Romani costruirono regimi dispotici, dall’impero ateniese a quello romano. Il limite principale del concetto antico di humanitas per Veyne sarebbe la sua non ancora completa universalità; per i moderni l’universalismo stoico rimane timido (infatti l’humanitas romana non è riuscita a spingersi oltre i confini dell’impero: per raggiungere una dimensione pienamente universale si dovette attendere l’umanesimo cristiano). Il pensiero moderno nega l’esistenza di una natura umana universale. Ma c’è il rischio di arrivare a svuotare completamente l’universalità del concetto di humaitas introducendo l’idea erronea che la natura umana sarebbe variabile a piacere secondo diverse epoche e società.
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