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LA REGIONE GEOGRAFICA


E’ una porzione della superficie terreste che presenta tre requisiti:
a) è costituita da un insieme di luoghi contigui;
b) tali luoghi hanno tutti qualche caratteristica comune tra loro;
c) si differenziano in base a tali caratteristiche rispetto ad altri luoghi confinanti che avendo caratteristiche diverse costituiscono altre regioni.

Per regione nel senso comune, invece, si intende la dimensione territoriale immediatamente inferiore a quella nazionale; il concetto di regione geografica prescinde da ogni riferimento dimensionale.
La regione naturale è identificata dalle sue caratteristiche fisiche: un esempio può essere la pianura padana, caratterizzata dal rilievo pianeggiante, un clima e una idrografia particolare. Contano solo le relazioni verticali.
La regioni formali o omogenee sono individuate in base a certi attributi e sono così chiamate proprio perché ciò che le identifica e le differenzia dalle regioni circostanti è l’omogeneità interna di uno o più attributi caratterizzanti. Se ad esempio gli attributi considerati sono:
1) la cultura del riso;
2) l’industria più la città;
3) il turismo + spiagge + ricettività
avremo questi tipi di regioni:
1) regioni risicole;
2) regioni industriali urbane;
3) regioni turistiche balneari.

Le regioni funzionali sono individuate in base a relazioni orizzontali: i luoghi che le compongono sono tra loro interconnessi. Un esempio di regione funzionale è l’hinterland di un porto, cioè quell’area che si serve del porto per ricevere e spedire le sue merci; altro esempio è l’area di gravitazione o d’influenza dei servizi offerti da una città. Queste sono regioni funzionali monocentriche, in cui le relazioni spaziali e i flussi fanno capo a un unico centro principale. Ma si possono avere regioni funzionali policentriche, in cui ogni località è specializzata in funzioni particolari ed è connessa alle altre attraverso relazioni di complementarietà. Ad esempio: all’interno di una regione formata da località A, B, C, …N, A produce un semilavorato che B trasforma in un componente, che C assembla in prodotto finito, che D vende sui mercati internazionali, mentre E fornisce le macchine utensili e F i servizi specializzati. Tra regioni formali e funzionali esistono dei rapporti: in una regione agraria (formale) si può sviluppare un’area commerciale su cui la regione agraria gravita. Una regione formale che si colleghi ad una funzionale, o viceversa, forma una regione complessa.
La disposizione territoriale dei servizi non è casuale ma dipende da diversi fattori (distanza dal centro principale, mezzi di trasporto, ecc). Nel centro di una città si localizza un maggior numero di servizi specializzati come gioiellieri e teatri. Tra i diversi centri c’è una gerarchia legata a numero e qualità di servizi offerti da ogni centro, saranno di livello più alto i centri più forniti in qualità e quantità che attirano maggiori flussi di persone. Lo schema concettuale della regione gerarchizzata di Cristaller tiene conto soprattutto dei legami della domanda e dell’offerta, i centri urbani si dispongono a distanze regolari. Dove ci sono più attività economiche si concentra anche la popolazione, si sviluppano le vie di comunicazione e i servizi, aumentano i flussi di merci.
La struttura polarizzata crea squilibrio territoriale tra la regione polarizzante che concentra attorno a se una quota rilevante delle attività produttive e le regioni periferiche. L’eccessiva concentrazione di attività in un polo può provocare diseconomie di agglomerazione che respingono nuove attività e influiscono negativamente su quelle già presenti, mettendo in crisi lo stesso polo: le diseconomie si avvertono soprattutto nei servizi pubblici (ospedali, scuole, ecc) sempre meno efficienti e più difficili da gestire quanto più aumentano gli utenti, il costo della vita cresce con la dimensione urbana così come tende a crescere il degrado dell’ambiente a causa di rumore, inquinamento ecc. Le diseconomie di agglomerazione posso portare all’arresto della crescita polarizzata e a fasi di depolarizzazione.

Le strutture regionali polarizzate rappresentano le forme di organizzazione territoriale tipiche della prima parte del secolo XX, quando il fattore trainante era la grande industria manifatturiera. A partire dagli anni ’70, i paesi di vecchia industrializzazione furono investiti da notevoli trasformazioni economiche: le grandi agglomerazioni industriali si frazionarono in più sedi e in più impianti che si decentrarono, localizzandosi anche in nuove sedi molto distanti tra loro. Si andò formando una struttura regionale a rete, in cui la popolazione e le diverse attività si distribuivano in vari centri minori che sommati equivalevano al vecchio centro polarizzante. Non si trattava della fine della città ma di una sua trasformazione, la città distribuiva in una rete vasta anche centinaia di km molte delle sue funzioni prima polarizzate in un unico nodo. Tali strutture reticolari sono agevolate dalle aumentate velocità dei trasporti che in molti casi rendono i tempi di circolazione interurbana inferiori o uguali ai tempi di certi spostamenti intraurbani; dal fatto che l’informazione circola per reti i cui nodi anche se fisicamente distanti sono più vicini tra loro (es: operatori di borsa oggi sono collegati per via telematica).

Tratto da GEOGRAFIA DELL’ECONOMIA MONDIALE di Fabio Porfidia
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