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Luis de Molina e Domenico Banez sulla predestinazione




Partirono così delle polemiche all’interno della Chiesa sul tema della predestinazione: i primi due protagonisti furono un gesuita Luis de Molina e un domenicano Domenico Banez.
L’opera del Molina è un commento ad una questione contenuta nella Summa theologiae di Tommaso sulla predestinazione. Molina come Banez sostiene che la grazia è indispensabile per la salvezza degli uomini. Dove non si trovano d’accordo è nel modo in cui Dio dispone questa grazia e nel modo in cui questa grazia viene accolta dall’uomo. la soluzione del Molina si basa sulla previsione o scienza che Dio ha da se stesso e in se stesso di ciò che l’uomo farà. Ciò equivale a dire che Dio non ha bisogno di aspettare che l’uomo decida per sapere che cosa farà. La scienza di Dio è infatti scienza dell’esistente (di ciò che è) del futuro (di ciò che sarà) del futuribile. Egli allora ancor prima che l’uomo scelga sa cosa egli farà senza cmq negare ad esso la libertà. Dio allora non è uno spettatore che attende.
Banez ribatté che Molina fosse un plagiano poiché tendeva a limitare l’onnipotenza di Dio sull’azione dell’uomo. Dio invece concede la grazia all’uomo sapendo già in partenza che quella grazia verrà da quell’uomo accettata e quindi predestinando la libera volontà all’accettazione: la grazia non è dunque efficace perché l’uomo vi corrisponda, ma perché Dio predetermina la volontà ad accettarla.
Ma in questo modo, ribatteva Molina si limita la libertà umana. Banez a sua discolpa rispondeva ancora una volta che predeterminare non significa necessitare a un’azione. Dio è capace di muovere ogni natura assecondandola senza forzarla o necessitarla.

Tratto da STORIA DELLA FILOSOFIA MODERNA di Carlo Cilia
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