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Necessità razionale del superamento dello stato di natura



Ciò che di malvagio c’è nello stato di natura non è un principio etico imprescindibile, quanto una contraddizione logica: lo stato di natura mette costantemente a rischio ciò che di più preziosa ha una vita umana: la sua autoconservazione. E così come nella vicenda di Davide e Golia non si è mai al sicuro dalle insidie del più debole, così è uno stato di natura. Per questo motivo sorge una necessità razionale del suo superamento. Nello stato di natura l’uomo avverte la necessità di una legge di natura (intesa come abbiamo visto come regole di prudenza) ma tale necessità entra in contraddizione con la natura stessa dell’uomo che ha come unica legge fondamentale quella del diritto soggettivo di tutti a tutto. La prima legge naturale sarà allora la tendenza a “dover ricercare la pace laddove sia possibile”; nel caso contrario bisogna cercare “aiuti per la guerra”. La legge fondamentale del diritto soggettivo deve allora essere in certi casi necessariamente superata. L’ultima delle leggi naturali, la ventesima secondo Hobbes è quella che si rivolge contro ogni sorta di eccesso, ossia tutto ciò che può indebolire la facoltà di ragionare.
Le leggi di natura, però, obbligano soltanto in coscienza e non nella pratica: infatti nello stato di natura l leggi naturali e il loro rispetto non sono garantite da alcuna autorità; ogni patto è sempre ipotetico perché in qualsiasi momento potrebbe sopravvenire la libido dominandi di qualche individuo che stravolge l’ordine naturale, paradossalmente perché segue la sua natura.

Tratto da STORIA DELLA FILOSOFIA MODERNA di Carlo Cilia
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