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Rapporto del sovrano col potere politico e religioso



Secondo Hobbes è preferibile che il potere sovrano sia demandato ad un solo elemento e non vi sia divisione dei poteri. Perché se è vero che nel momento in cui il parlamento si trova all’unanimità d’accordo su una questione “la soggezione dei cittadini è così grande che non potrebbe essere maggiore”. Ma nel caso in cui il parlamento sia in disaccordo scatta la guerra civile. Inoltre è importante che il sovrano e il potere confluisca in una sola persona in modo che essa disponga anche delle finanze del paese, che rappresentano il nerbo sia della guerra che della pace.
Infine lo stato hobbesiano deve essere sciolto da ogni legame con il potere religioso ed anzi nei rapporti con la Chiesa, esso deve avere una posizione di predominio; è il sovrano che deve stabilire sulla canonicità delle Scritture, perché essere contengono e devono contenere regole di vita per i sudditi. Una cosa è dunque la fede (che ogni cittadino porta dentro di sé); altra cosa è la professione che deve risolversi in atti e culti che favoriscano il legame e l’unità dello stato. Al potere ecclesiastico solo la mera facoltà di insegnare, senza pretendere che i sudditi vengano comandati su questioni di politica terrena, dal momento che la stessa scrittura dice che il regno di Dio non è qui.

Tratto da STORIA DELLA FILOSOFIA MODERNA di Carlo Cilia
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