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Senso e riferimento di nomi e predicati in Frege


La distinzione tra senso e riferimento (o denotazione) è sviluppata da Frege in uno dei suoi saggi più famosi, Uber Sinn und Bedeutung, discutendo il concetto di identità. L’identità è un rapporto tra oggetti o tra segni. Entrambe le risposte non riescono a spiegare però la differenza di valore conoscitivo tra a=a e a=b o, per fare l’esempio di Frege, tra “la Stella del mattino = la Stella del mattino” e “La Stella del Mattino = la Stella della Sera”. Le espressioni indicano entrambe Venere.

Da un lato, non basta dire che, dato che le due espressioni si riferiscono allo stesso oggetto, l’identità riguarda l’oggetto stesso. a = a è infatti una verità analitica a priori, mentre a = b esprime un giudizio sintetico a posteriori, tale che accresce la nostra conoscenza e richiede esperienza.

D’altra parte, però, non basta nemmeno dire che l’identità è un rapporto tra etichette attribuite allo stesso oggetto perché il valore cognitivo non riguarda solo la scelta arbitraria di termini intercambiabili. L’uso dell’uguaglianza tra i nomi è il risultato di una scoperta dovuta a studi astronomici .

Per spiegare la differenza tra a=a e a=b Frege considera un terzo elemento oltre al nome e allo oggetto, e cioè il modo di presentazione dell’oggetto. Il senso di un termine singolare è il modo di presentazione dell’oggetto cui il termine si riferisce. Frege distingue tra il segno o espressione linguistica; il senso o modo di presentazione dell’oggetto, il riferimento cioè l’oggetto stesso.

Si è soliti parlare di antipsicologismo e per capirlo occorre ricordare un’altra distinzione di Frege tra senso e rappresentazione soggettiva. La rappresentazione o immagine mentale che si as-socia a un’espressione linguistica riguarda la vita psichica e varia da individuo a individuo. Il senso è invece oggettivo, esprimibile in un linguaggio, afferrabile e condivisibile per tutti. Ad es. animale razionale e bipede implume sono lo stesso concetto, ma il modo di presentarlo è diverso.

Tratto da INTRODUZIONE ALLA FILOSOFIA DEL LINGUAGGIO di Domenico Valenza
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