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Trattati di Locke contro tesi di Filmer



I Trattati vennero scritti in risposta al Patriarca, ovvero il potere naturale del re di Robert Filmer, pubblicato postumo dal partito dei tory. Intransigente sostenitore della dinastia degli Stuart, dell’assolutismo monarchico, del diritto divino del re, Filmer respinge ogni diritto naturale dato al popolo sulla facoltà di sceglie la forma di governo dello stato. Egli cerca di salvare diritto divino e diritto naturale per difendere il potere assoluto del re.
Il primo Trattato di Locke più che l’esposizione del suo pensiero, nasce come strumento di confutazione delle tesi di Filmer. Innanzi tutto egli oppone a Filmer l’esegesi della Scrittura: ad Adamo non è stato dato alcun potere politico né sugli uomini, né sui suoi figli né su sua moglie. Nessun dominio privato è fonte di sovranità. Il rispetto che un figlio deve al padre è ben diverso dall’obbedienza che un suddito deve ad un re. Se coincidessero, ogni padre sarebbe sovrano e il re fosse il solo padre verrebbe meno l’autorità familiare. Paradossalmente quindi la posizione di Filmer non difende l’unione politica ma dà vita ad un pluralismo anarchico che inevitabilmente porta conflitti, rivolte ed usurpazioni. Tutti gli uomini sono per la loro stessa natura, uguali e come tali di essi bisogna difenderla la libertà. Inoltre nell’ultima parte del Primo trattato Locke rimprovera a Filmer di eludere la domanda cruciale: a chi spetta il potere e il governo? Egli predica l’obbedienza verso chi ne ha diritto, senza però esplicitare e provare chi sia legittimamente designato alla sovranità. Nessuno perciò può sentirsi obbligato ad obbedire ad un potere qualunque, stabilito soltanto dal fatto che da qualcuno tale potere è detenuto. Filmer allora secondo Locke fa lo stesso errore di Hobbes, che finisce per legittimare ogni potere di fatto. Per L. invece il potere può essere conseguito e mantenuto solo nel diritto e nella legittimità

Tratto da STORIA DELLA FILOSOFIA MODERNA di Carlo Cilia
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