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Definizione di Fair value

L’articolo 2426 del codice civile, numeri 1 e 9, prevede il costo quale criterio base per le valutazioni delle poste in bilancio. Tale criterio di valutazione riguarda le valutazioni di bilancio dell’impresa in funzionamento ed è quello che, in teoria, dovrebbe lasciare minor spazio agli apprezzamenti soggettivi. La norma di legge, inoltre, prevede che il costo debba essere costantemente riesaminato al fine di non precludere il riconoscimento di eventuali perdite; in conseguenza della rilevazione di perdite e svalutazioni, se queste vengono meno, si impone il ripristino del costo originario.
Tuttavia, la prassi contabile internazionale e, in particolare, i principi contabili internazionali (Ias), sono attualmente orientati, il taluni casi, all’abbandono del costo in favore del “fair value”, che lo Ias 32 e lo Ias 39 definiscono come già detto, “il corrispettivo al quale un’attività può essere scambiata, o una passività estinta, tra parti consapevoli e disponibili, in un’operazione fra terzi”.
In sostanza, si tratta della valutazione al valore che si può definire “di mercato”, tradotto dalle direttive comunitarie in “valore equo”. Per comprendere le motivazioni che hanno portato all’introduzione del metodo di valutazione in questione, è importante evidenziare il diverso approccio al bilancio dei principi contabili internazionali rispetto alla prassi vigente nel nostro Paese e, più in generale, in altri Paesi, che deriva dalle direttive comunitarie; infatti, i primi si rivolgono agli investitori e presentano il bilancio in una visione prevalentemente prospettica, mentre i secondi, interessati alla tutela dei soci e dei creditori, hanno come finalità la prudente valutazione ai fini della conservazione del capitale. In sostanza, i principi contabili internazionali interpretano il bilancio in chiave evolutiva (dinamica) e, seppure nel rispetto del principio di competenza, il risultato dell’esercizio è visto quale indicazione delle “performance” aziendali future; da questo punto di vista i documenti internazionali sono vicini alla prassi contabile statunitense, che interpreta in bilancio in chiave prospettica, al fine di fornire agli investitori la possibilità di stimare la capacità di generare utili futuri e di interpretare eventuali rischi futuri connessi all’investimento, in modo tale da potere assumere decisioni in campo economico finanziario. I valori correnti, rispetto ai costi storici, hanno il pregio di costituire un migliore riferimento ai fini della capacità previsionale.Il fair value, come il costo, deve essere correttamente interpretato e rappresentato. In sostanza, il fair value costituisce una stima, al pari di tutte le valutazioni di bilancio e, quale stima, deve rispettare il principio generale che presiede alla formazione del bilancio, ovvero la rappresentazione veritiera e corretta, prevista dall’articolo 2423, comma 2, del codice civile.
Le stime in sostanza devono essere attendibili.

di Sandro Corocher