Skip to content

Definizione di Sincronicità

Jung, dubitando della validità assoluta del «principio causale», ha proposto il termine sincronicità per esprimere un tipo diverso di nessi acausali. Il concetto di sincronicità è particolarmente fecondo per esprimere alcune caratteristiche peculiari della matrice di sogno sociale. I particolari fenomeni dei «sogni reciproci» fra i partecipanti alla matrice di Social Dreaming, che verranno riportati nel sesto capitolo, così come la causalità non-lineare come principio di funzionamento nella matrice, illustrata nel terzo capitolo, sono stati descritti da Jung in termini di finalità:

«La causalità è solo un principio, e la psicologia non può venire esaurita soltanto con metodi causali, perché lo spirito (= la psiche) vive ugualmente di fini» (Jung, C. G., 1976, p. 476).

I sogni reciproci che avvengono nella matrice non sarebbero, secondo questo approccio, frutto del caso, bensì eventi «acausali» che, pur non essendo determinati da una causa, ma solo da una coincidenza temporale, possono essere spiegati in termini di contemporaneità:

«Io impiego […] il concetto generale di sincronicità nell’accezione speciale di coincidenza temporale di due o più eventi non legati da un rapporto causale, che hanno uno stesso o un analogo contenuto significativo» (Jung, C. G., 1976, p. 471).

Con sincronicità Jung non intende solo una coincidenza temporale tra due o più eventi non relati da un rapporto causale, ma anche l’analogia di senso e significato esistente fra gli eventi stessi. Di tali analogie Jung dà una spiegazione che chiama in causa il concetto di archetipo come struttura dell’inconscio collettivo che tende a divenire forma:

«Un apriori inconscio preme verso il divenire della forma, e noi ignoriamo che la coscienza di un altro è messa in moto dagli stessi motivi, pur avendo la sensazione di essere in preda a una illimitata casualità soggettiva. Su tutto questo processo sembra aleggiare un oscuro “saper-di-già” non solo della configurazione, ma anche del suo senso» (Jung, C. G., 1976, p. 221).

I «motivi» di cui parla Jung rappresentano la possibilità di connettere il singolo essere umano con l’inconscio collettivo e con l’ambiente nel quale è inserito. Gli archetipi costellano, nell’ambiente di vita, quelle situazioni sociali e quelle relazioni personali che assumono più importanza per l’individuo, determinando l’unione tra l’evento psichico e la situazione sociale corrispondente.

Approfondimenti al sito www.marcoavena.it

di Marco Avena