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Un nuovo modello di accoglienza infermieristica per i pazienti portatori di grave disabilità

Maria Grazia Valentino

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L'argomento di questa tesi: "Un nuovo modello di accoglienza infermieristica per il paziente con grave disabilità", nasce dal mio personale interesse per il tema dell'handicap, e, dalla possibilità, in qualità di futura infermiera, di poter operare in questo ambito.
In passato ho avuto modo di conoscere, anche se brevemente, la realtà della disabilità.
Ho frequentato il liceo socio-psico-pedagogico. Tra le esperienze di tirocinio, era previsto un periodo di tempo in un centro socio-educativo per ragazzi che presentavano diversi tipi di handicap. Ho trascorso solo due settimane in questa struttura, ma posso affermare che è stata un'esperienza che mi ha arricchito umanamente e mi ha fatto crescere.

Mi sono resa conto, anche se ciò può apparire banale, che quei ragazzi mi hanno trasmesso molto più di quanto io potessi lasciare a loro e, soprattutto, più di quanto immaginassi.
Qui nasce il mio interesse per le persone disabili.
In realtà dopo quel tirocinio, non ho avuto modo di approfondire questa esperienza, fino a quando, durante il mio corso di studi all' Ospedale San Paolo ho appreso dell'esistenza del Progetto Dama, un'unità operativa in grado di offrire assistenza medica ai pazienti disabili, studiando appositamente per ognuno di loro il percorso diagnostico e terapeutico più idoneo.
E allora quale occasione migliore per rimettere in gioco il mio interesse per le persone disabili e nel contempo comprendere il ruolo dell'infermiere in quel contesto?
L'elaborazione di questa tesi mi è sembrata difficile, quantomeno inizialmente, per la difficoltà nel reperire il materiale; pensavo esistessero libri o protocolli che spiegassero come una persona, o, come nel mio caso un infermiere, si dovesse approcciare al paziente disabile, come ci si dovesse comportare, ma, solo in seguito al tirocinio al Progetto Dama, ho ben presto compreso che avevo "sbagliato strada".
Ho capito che, come con tutti i pazienti, si stabilisce un rapporto individuale ed esclusivo, mirato al soddisfacimento dei bisogni della persona, per cui non c'è libro che tenga, nessuno può insegnare come ti devi comportare, ma sarà l'operatore stesso a stabilire l'atteggiamento più adatto in quella circostanza.
Certo si presentano difficoltà in più, legate principalmente al linguaggio.
La comunicazione non è sempre così veloce o immediata, tante volte è la comunicazione non verbale che entra in gioco permettendo di relazionarsi con la persona.
Un elemento importante è la famiglia, o le persone di riferimento, siano essi educatori o accompagnatori.
La relazione con loro è fondamentale, non si tratta solo del comunicare la diagnosi relativa al proprio familiare, come potrebbe essere per un paziente non disabile, ma significa coinvolgerli nel piano di cura e ritenerli validi supporti in tutto il percorso.
Questo è ciò che mi ha spinto ad intraprendere questa tesi.
È stata per me una grande soddisfazione poter approfondire un tema che ha sempre suscitato il mio interesse, ma che non avrei mai pensato di trattare dal punto di vista professionale.

Esperienze lavorative

  • Dal 2005 lavora presso Azienda Ospedaliera S. Paolo nel settore Medicina
    Mansione: Infermiera

    Commento personale: Reparto di Neurologia e Nefrologia