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La concezione della donna in Dante Alighieri e in Dante Gabriel Rossetti

Cristina Parente

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Non è stato difficile scrivere la mia tesi, redatta nell'arco di pochi mesi, sorprendentemente e inaspettatamente colta da un'immediata e intensa ispirazione per l'argomento trattato, ovvero il tema della donna in due grandi letterati, che sebbene vissuti in epoche diverse e distanti tra loro, hanno racchiuso elementi affini e talvolta elaborati in modo differente.
Per quanto riguarda il sommo poeta italiano non v'è motivo di trattarne a lungo in questo contesto, senonché di aver sviluppato, per un riferimento diretto al titolo della tesi, il modo in cui Dante percepiva la donna, nella fattispecie, Beatrice, la donna angelicata protagonista della Vita Nova, rincorsa nell'immaginario dantesco, e che lo portò a una maturazione spirituale.
Dante Gabriel Rossetti, poeta e pittore inglese della fine dell'Ottocento, ha rielaborato i concetti chiave di Dante Alighieri, elevando la donna a un connubio tra corpo e anima, facendo riferimento anche alla carnalità della donna, raffigurata in una delle tavole a colori presenti nell'opera, con i capelli lunghi, folti e rossi. Rossetti insiste nella ricerca psicologica per tentare di riprodurre sulla tela i sentimenti e le passioni profonde di molti archetipi di donne: bibliche, mistiche tragiche storiche, eroine della letteratura e della mitologia.
Ricordiamo però che D. G. Rossetti apparteneva al movimento dei Preraffaeliti, ispirati all'arte dei "primitivi", riconducendo l'arte a una pregnante espressività religiosa.