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Figure femminili dell'immaginario leopardiano

Francesco Di Giovanni

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Francesco Di Giovanni

Premessa alla tesi "Figure femminili dell'immaginario leopardiano"

L’atteggiamento di Giacomo Leopardi nei confronti delle figure e dei modelli femminili della sua vita (e della sua epoca) è contraddistinto da una costante ambivalenza, che le sue lettere, i suoi pensieri, i suoi lavori poetici rivelano sin dai primi interventi che di donne trattano o accennano.
Sono due ed opposti (per quanto questa distinzione possa apparire troppo netta), infatti, gli archetipi femminili che ben presto si delineano negli scritti del recanatese: quello consolatorio, ultramondano e generoso, ma completamente sfocato ed indefinibile, che trova la sua collocazione nella produzione poetica; e quello indegno, gretto ed immorale, criticato con puntiglioso accanimento nelle epistole e nello Zibaldone.
Sorprende, poi, come queste figure doppie ed inconciliabili convivano spesso nell’immaginario leopardiano sincronicamente, l’una ad esaltare la forza salvifica dell’amore in un canto, l’altra a testimoniare il ripugnante opportunismo e la meschina insensibilità della specie femminile in una riflessione epistolare cronologicamente molto vicina.
Rappresenta la donna ‘poetica’ il rassicurante contraltare della fantasia di quella ‘filosofica’ (e solo apparentemente reale) su cui il poeta infierisce spesso oltre i suoi demeriti. In entrambe queste posizioni, paradossalmente, Leopardi riflette con sincerità i propri desideri e giudizi che, per quanto apparentemente incompatibili tra loro, costituiscono il duplice e coesistente modello di riferimento. La partogenesi di queste due donne è però anche ispirata dagli schemi sociali e culturali vigenti e dalla tradizione poetica non soltanto italiana: come verrà rilevata nel cap. I la coincidenza della misoginia leopardiana con il medesimo atteggiamento dei più importanti filosofi europei a cavallo fra XVIII e XIX secolo, così la suggestione esercitata sulle figure del poeta dal canone lirico a lui più caro sarà analizzata nei capitoli successivi, indicando con particolare interesse a quali istanze rispondono determinate scelte espressive e come l’originalità della visione di Giacomo Leopardi innesti su quei modelli, trasformandoli profondamente, la sua grande ed inimitabile poesia.
La presente analisi in più punti incontrerà spesso sibilline tracce sulla preistoria di questo sdoppiamento dell’imago , che ricondurrebbero ad un antico sentimento d’abbandono da parte di un primordiale (e tuttavia immaginario, mitico) archetipo femminile . Pur quasi sempre esimendosi dal proporre significati e corrispondenze biografiche (tutt’altro che scontate) per quei segni, chi scrive ha inteso metterli in luce ed evidenziarne la funzione all’interno dei componimenti poetici.
Forse come ombra dimenticata di questo abbandono immaginario, ad accompagnare le figure femminili della poesia di Giacomo Leopardi sarà sempre la morte, o il suo tangibile sentimento in tutti gli episodi poetici di distacco. All’endiadi ‘amore e morte’ non saprà rinunciare, a più riprese e per ragioni diverse, la scrittura leopardiana, e sarà quell’endiadi ravvisabile anche dove la morte non interviene propriamente a spegnere l’amata (come ne Il primo amore o in Aspasia) o dove, come nei canti di Silvia e Nerina, l’affetto per le fanciulle scomparse è più parentale che passionale.
Mentre quindi un medesimo funereo sentimento di fondo presiederà a tutti i canti di amore e donne, la distanza fra l’ultraterrena ed indefinibile donna poetica e quella di ‘carne e sangue’ tenderà lentamente a ridursi. Il percorso attraverso cui il poeta ha progressivamente emancipato le sue immagini femminili dall’influenza di Petrarca e altri più o meno autorevoli numi tutelari è stato parallelo alla sua crescita umana e poetica, ed è coinciso con la graduale liberazione personale da quella censura intima che gravava sull’oggetto poetico ‘donna’. Verranno in tal senso indicati i tratti stilistici e contenutistici peculiari della sempre maggiore attenzione leopardiana verso figure di donne via via meno inconsistenti ed ideali, caratterizzate da sempre più evidenti peculiarità fisiche e caratteriali che, anzichè togliere, hanno reso nuove ricchezza espressiva e forza poetica ai canti (la figura di Silvia è esemplare in tal senso).

Studi

  • Laurea in Lettere
    conseguita presso Università degli Studi di Roma La Sapienza nell'anno 1998-99
    con una votazione di 110 e lode
  • Diploma di maturità conseguito presso il Liceo scientifico
    con votazione 60/60°

Lingue straniere

  • Inglese parlato e scritto: buono
  • Francese parlato e scritto: discreto

Conoscenze informatiche

  • Livello ottimo