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Morbo di Alzheimer: aprassia e riabilitazione neuropsicologica

Definizione e classificazione delle sindromi aprassiche

L'aprassia (dal greco a, "negazione" e praxis, "azione", quindi incapacità di fare) è un disturbo neuropsicologico acquisito dell'attività gestuale intenzionale (Migliaccio et al., 2021), rappresenta l'inabilità o la difficoltà di riprodurre e riconoscere gesti, sebbene la capacità motoria del paziente rimanga integra. L'azione perciò è ancora possibile, ma viene prodotta in modo errato o solamente a certe condizioni. Le aprassie non sono evidenti nella vita di tutti i giorni, ma devono essere valutate in contesti sperimentali artificiali (Ladavas & Berti, 2014), nei pazienti aprassici è presente una dissociazione tra la capacità (compromessa) ad eseguire test di valutazione neuropsicologica e l'abilità di riprodurre i medesimi gesti in condizioni ecologiche (abilità preservata). Questa dissociazione definita come automatico/volontaria (A/V) è attribuibile ad una lesione dei sistemi di programmazione del movimento volontario. Le aprassie vengono classificate in base a certi criteri (Maini et al., 2012):
1. Tipo di attività perturbata: aprassia di uso di oggetti, di imitazione, di sequenze motorie complesse, di gesti (con o senza significato).
2. Livello del processo di elaborazione danneggiato: aprassia ideomotoria (di imitazione) e aprassia ideativa (di utilizzo).
3. Sistemi effettori danneggiati: aprassia degli arti, aprassia orale, aprassia del tronco.

Le aprassie, le agnosie, le afasie e le amnesie sono comprese tra le principali sindromi neuropsicologiche classiche fin dall'inizio del XIX secolo. Si deve a Heymann Steinthal l'utilizzo del termine "aprassia", che osservò un paziente afasico maneggiare coltello e forchetta come se fosse la prima volta che li utilizzasse. Karl Hugo Liepmann (1863-1925) pose le basi teoriche e anatomiche per lo studio dell'aprassia, in seguito all'osservazione di un paziente, il consigliere imperiale Signor T., afasico e portatore di un'aprassia monolaterale destra. Il modello concettuale di Liepmann dell'elaborazione del gesto, modificato e integrato da Geschwind e Heilman, postula tre principali forme cliniche e, in seguito, tre siti lesionali corrispondenti:
• aprassia motoria, o melocinetica, che corrisponde alla perdita di memorie cinetiche localizzate nelle regioni sensorimotorie;
• aprassia ideomotoria, o ideocinetica, in cui i ricordi cinetici sono preservati, ma dissociati dal piano generale del movimento. Questa aprassia è determinata da lesioni del lobulo parietale inferiore e della circonvoluzione sopramarginale;
• aprassia ideatoria, che corrisponde a un disturbo dell'elaborazione del piano globale di un movimento a seguito di una lesione dell'intersezione occipitoparietale.
Questi differenti tipi di aprassia sono ancora oggi alla base delle distinzioni semeiologiche riscontrate in neurologia. Un altro grande contributo di Liepmann nel campo dell'aprassia è stato aver indicato il
predominio dell'emisfero sinistro per le attività gestuali. Secondo Liepmann, il controllo dei movimenti è assicurato dall'emisfero sinistro e le informazioni dalla regione sensorimotoria sinistra sono trasmesse alla regione sensorimotoria destra, che controlla la motricità dell'emicorpo controlaterale attraverso il corpo calloso. Attualmente, le aprassie gestuali degli arti superiori sono le più studiate e conosciute (Migliaccio et al. 2021).

Questo brano è tratto dalla tesi:

Morbo di Alzheimer: aprassia e riabilitazione neuropsicologica

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Informazioni tesi

  Autore: Giada Vecchia
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2020-21
  Università: Università degli Studi Niccolò Cusano - Telematica Roma
  Facoltà: Psicologia
  Corso: Psicologia
  Relatore: Rinaldo Perri
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 111

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Parole chiave

morbo di alzheimer
neuropsicologia
caregiver
aprassia
riabilitazione neuropsicologica
terapia integrata

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