Metodi di stabilizzazione di ammassi rocciosi mediante resine sintetiche
La caduta massi è un tipo di movimento instabile, causato dalla mancanza di supporto per una ridotta area di roccia che si verifica nel momento in cui un elemento lapideo si stacca da un versante in direzione di aree a rischio, sia civili (infrastrutture, abitazioni) che industriali (piazzali di miniere o cave).
Il fenomeno della caduta massi è altamente rischioso e distruttivo, a causa sia delle alte energie coinvolte sia della elevata frequenza di accadimento.
Tali dissesti coinvolgono la parte dell’ammasso roccioso più fratturata, in quanto continuamente soggetta a fenomeni di degrado ed alterazione come cicli di gelo/disgelo, dilatazioni termiche, scavi, processi di idratazione e argillificazione.
Essi sono dunque fenomeni superficiali che si sviluppano in modo progressivo e non mettono in crisi la stabilità globale della roccia.
Per fronteggiare il problema possono essere adottate diverse soluzioni. La scelta della tecnica migliore si basa su un’analisi dell’efficacia dell’intervento, dei tempi richiesti per la sua realizzazione e dei costi.
Le metodologie più utilizzate sono due:
- Interventi attivi, realizzati tramite la stabilizzazione di blocchi instabili (come ancoraggi quali chiodi, bulloni e tiranti) o la loro eliminazione (disgaggio a mano, con mezzi meccanici o tramite esplosivo);
- Interventi passivi, che permettono ai blocchi di precipitare ma li intercettano lungo la loro traiettoria, prima che possano arrecare danni (ad esempio, barriere e reti paramassi).
Essendo principalmente opere metalliche, la loro durabilità dipende dall’aggressività dell’ambiente circostante e quindi dall’umidità dell’aria e dall’inquinamento che causano la corrosione delle stesse.
Tali metodi necessitano quindi di continui controlli e interventi manutentivi che, se non opportunamente garantiti, conducono ad un certo degrado paesaggistico e, più in generale, ambientale.
Per questo motivo, negli ultimi anni, si preferisce sempre più l’utilizzo delle Resina Sintetiche. Questi prodotti rappresentano un metodo efficace per il miglioramento delle proprietà meccaniche delle rocce instabili sia perché non provocano il deturpamento delle caratteristiche estetiche del paesaggio attorno sia perché evitano l’invecchiamento e il deterioramento di strutture artificiali, come, ad esempio, muri di sostegno storici o strutture archeologiche.
Le resine sintetiche vengono direttamente iniettate sotto pressione nella roccia fratturata con lo scopo di consolidare o “incollare” i blocchi di un ammasso roccioso una volta indurite.
Il grouting con resine è stato utilizzato per la prima volta negli anni ‘70 come tecnica di stabilizzazione delle pareti sotterranee nelle miniere di carbone.
Data la sua efficacia ed economicità, venne particolarmente impiegata negli Stati Uniti anche in ambito civile per la stabilizzazione di strade e di strutture in calcestruzzo e, successivamente, il suo utilizzo venne esteso anche al settore geotecnico per la stabilizzazione degli ammassi rocciosi potenzialmente instabili.
Questa nuova tecnologia permette dunque di fornire a prezzi economici una migliore stabilizzazione del versante in roccia rispetto ai metodi tradizionali, garantendo un impatto visivo gradevole che non altera la bellezza del paesaggio naturale attorno o della struttura storica artificiale.
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Informazioni tesi
Autore: | Leonardo Cordisco |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2016-17 |
Università: | Politecnico di Bari |
Facoltà: | Ingegneria |
Corso: | Ingegneria civile e ambientale |
Relatore: | Corrado Fidelibus |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 48 |
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