La disciplina delle intercettazioni tra tutela della riservatezza ed esigenze investigative
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Per quanto riguarda invece il criterio qualitativo, si può osservare che manca il richiamo all’art. 4 c.p.p. operato invece dalle lett. a) e b). La citata disposizione impone, nella valutazione relativa all’autorizzazione alle intercettazioni, di tener conto, nel calcolo della pena edittale del fatto contestato, delle «circostanze aggravanti per le quali la legge stabilisce una pena di specie diversa da quella ordinaria del reato e di quelle ad effetto speciale»; si può quindi ritenere che le maglie imposte dall’art. 266, co. 1 c.p.p. possano allargarsi in quanto la pena edittale viene rimodulata. Ci si può ritrovare innanzi all’ipotesi in cui, durante la fase delle indagini preliminari, cambi il titolo di reato per cui si procede; bisogna perciò capire se i risultati ottenuti attraverso le intercettazioni siano utilizzabili a seguito della mutata qualificazione giuridica del fatto. Il problema è emerso riguardo alle intercettazioni effettuate per reati di criminalità ordinaria. L’esempio che forse può meglio aiutare a comprenderne la portata è il caso di intercettazioni disposte per il reato di associazione a delinquere finalizzato a commettere truffe : il reato di 138 associazione a delinquere (art. 416 c.p.) è punito con la pena della reclusione da tre a sette anni, quindi rientra a pieno titolo nella previsione dell’art. 266, co. 1, lett. a). Nel caso in cui, a seguito delle indagini, l’ipotesi associativa decada, bisogna procedere per i singoli reati di truffa. Bisogna quindi capire se i risultati delle intercettazioni siano utilizzabili per provare i reati individuati. Stando al dettato legislativo, l’utilizzabilità sussisterebbe qualora i reati siano ricompresi nel novero delle ipotesi di cui al suddetto articolo (si guardi, a titolo esemplificativo, all’art. 640-bis c.p.). La Corte Costituzionale si è espressa in tal senso, osservando inoltre che non esiste alcuna 139 norma che precluda l’utilizzo dei risultati di intercettazioni legittimamente autorizzate ed eseguite, anche se in seguito si abbia una diversa qualificazione giuridica di quel fatto, semprechè il nuovo titolo di reato rientri nel novero di ipotesi di cui all’art. 266, co. 1 c.p.p. Successivamente la Corte di Cassazione ha affermato un orientamento più ‘‘permissivo’’, stabilendo che le risultanze delle captazioni fossero utilizzabili anche per reati diversi da quelli In tal senso, L. CUSANO PIRO & E. PIRO, op. cit., pag. 189. 138 Cass. pen., Sez. VI, 22 marzo 1994, n. 9247, Dell’Erba. 139 44
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La disciplina delle intercettazioni tra tutela della riservatezza ed esigenze investigative
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Informazioni tesi
Autore: | Pietro de Gaetano |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2017-18 |
Università: | Università Telematica Pegaso |
Facoltà: | Giurisprudenza |
Corso: | Giurisprudenza |
Relatore: | Alessia Aito |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 149 |
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