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Il dollaro: dalla scarsità alla sovrabbondanza


L’immissione di dollari nel sistema ha effetti favorevoli sull’economia dei paesi europei e del Giappone. La fiducia nel dollaro è generale e giustifica l’utilizzo come mezzo internazionale di scambio per effettuare pagamenti come moneta principale di riserva. Tutto ciò cambia negli anni 60, in cui il dollaro viene sopravvalutato fina alla crisi del 1971 e del 1973. Muta la qualità del disavanzo, la maggior parte dei saldi in dollari scaturisce dal deficit dei movimenti di capitale privati, cioè dall’eccesso di deflusso di capitali degli USA rispetto al flusso di entrata. Sono saldi che riguardano interventi diretti di società americane nei settori produttivi esteri da attribuire alla spiccata preferenza delle imprese multinazionali di investire all’estero allo scopo di estendere e consolidare la loro rete di attività.
Nel 1962 Kennedy introdusse una tassa di perequazione dei saggi di interesse concepita per colmare la differenza che c’era tra saggi interni e saggi esterni da applicare sul deflusso dei capitali americani verso il resto del mondo.
Negli anni 60 le riserve americane scendono a 15.5 miliardi di dollari, e l’impossibilità degli USA di assicurare la convertibilità in oro dell’ingente quantità di dollari in circolazione con gravi rischi per il sistema qualora paesi creditori avessero preteso di trasformare i surplus della bilancia moneta – merce.
Gli elementi della crisi del regime monetario di Bretton Woods sono:
• Carattere instabile del gold exchange standard, per cui il soddisfacimento del bisogno crescente di liquidità internazionale richiede un movimento del deficit della bilancia dei pagamenti del paese a moneta di riserva a livello mondiale. D’altra parte un continuo accrescimento delle passività degli USA può ridurre il tasso di credibilità del dollaro e quindi provocare una crisi dell’ordine monetario internazionale.
• Possibilità per il paese a moneta di riserva di sottrarsi all’obbligo di disciplinare i propri conti con l’estero, per cui il deficit è finanziato dai paesi in surplus mediante la disponibilità ad accettare pagherò americani a breve in cambio di beni e servizi
• Politiche monetarie e creditizie adottate negli USA si ripercuotono sul resto del mondo suscitando pressioni inflazionistiche o deflazionistiche a seconda della politica espansiva o restrittiva posta in essere.
A metà degli anni 70 ci fu un deterioramento della bilancia dei pagamenti USA causato da spinte inflazionistiche all’interno dell’economia statunitense, comportando una minore competitività dei rapporti commerciali con l’estero e minore competitività delle merci americane. Un’ulteriore causa fu il forte aumento della produttività nei paesi industrializzati.

Tratto da POLITICA ECONOMICA di Alessandro Remigio
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