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La tesi del giorno

Il bisogno di tatuarsi. Perché?

Il bisogno di tatuarsi. Perché?Nel corso dei secoli il fenomeno del tatuaggio ha destato notevole interesse da parte di antropologi, psichiatri, sociologi e criminologi, che hanno cercato di darne una spiegazione e giustificarne la diffusione. Ora, per la prima volta dal boom della moda pro-tattoo, dilaga la voglia di "statuaggio": cancellare le tracce di quel segno, quel simbolo, che forse prima sembrava dire qualcosa di noi e adesso, improvvisamente, non ci rappresenta più o, semplicemente, non ci piace più.

"Per molto tempo considerato l’arte dei primitivi, dei fuorilegge, degli emarginati e di certe sottoculture giovanili, oggi il tatuaggio gode in Italia di una diffusione esponenziale stimabile intorno al milione di persone", scrive Manila Salvatelli nella sua tesi Il tatuaggio: una ricerca psicometrica della personalità e della motivazione.

La nostra autrice ha cercato di indagare la domanda delle domande: “Perché ti sei tatuato”? Difficile condurre una ricerca sulle motivazioni inconsce perché sarebbe stata necessaria una terapia individuale, di una certa durata, per scovare nell’anamnesi del soggetto aspetti significativi della sua vita e del suo ambiente di appartenenza.

L’indagine si è quindi spostata, attraverso l’utilizzo di strumenti psicometrici, verso l’esplorazione di quei fattori di personalità e tratti psicopatologici che possono supportare il desiderio di farsi tatuare. "Dall’analisi psicometrica applicata su un campione di soggetti con tatuaggio e un gruppo di controllo di individui senza tatuaggio sono emersi dei tratti che differenziano i due gruppi in maniera significativa", scrive.

"Esibizione, differenziazione, opinione stravagante della realtà, marchio di riconoscimento, nuove stimolazioni: questi ed altri sono gli atteggiamenti che potrebbero essere espressi dal desiderio di tatuarsi e collegabili ai tratti di personalità risultati significativi. Un individuo impossibilitato ad esprimersi in un mondo che sente troppo ostile e proibitivo, dirige verso il proprio corpo le proprie pulsioni aggressive e sessuali, cercando di confermare la propria presenza, il proprio modo di essere e scaricando quell’aggressività accumulata dalle azioni mancate (Galimberti, 1987). I confini del corpo segnano una linea di delimitazione per mantenere la distanza dall’altro esterno, troppo vicino da non lasciare spazio ed è in questo confine epidermico che il tatuaggio va ad imprimersi".

(fonte immagine: tattoos-beauty.com)

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