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Il cinema parla dall'inconscio. Meccanismi di identificazione e di proiezione in due casi clinici esemplificativi di Disturbo Borderline di Personalità

Durante la visione cinematografica, si attivano nello spettatore meccanismi psicologici (identificazione e proiezione) e neurofisiologici (veglia sognante: maggiore coinvolgimento dell'emisfero destro rispetto al sinistro e comparsa di onde ). Sulla base di questi e riprendendo la Psicologia Analitica di Jung, abbiamo ipotizzato che un film possa essere terapeutico, perché permette la proiezione delle proprie Ombre psichiche (cioè le parti di noi stessi che non ci piacciono o che è faticoso accettare) e favorisce il processo di rispecchiamento. Abbiamo verificato ciò con due adolescenti con Disturbo Borderline di Personalità, di cui abbiamo cercato prima di individuare le Ombre. Abbiamo in seguito somministrato un Questionario, subito prima e subito dopo la proiezione dei film.
Pur essendo trascorso un breve intervallo di tempo (12 ore circa), al medesimo strumento sono state date risposte differenti, rivelando in un caso un effetto catartico e nell'altro un effetto suggestivo. Il film sembrerebbe in modi differenti aver parlato all'inconscio, permettendo la proiezione delle Ombre e inducendo così cambiamenti nelle risposte.

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- 1 - Introduzione Penso che un vero regista sia soprattutto un medium. Credo ai "film d'artista" ovvero di chi vi porta in posti in cui non sareste mai andati senza di lui, nel mondo, nella società e in voi stessi. (Cortellazzi Marangi, Agnes Varda). Freud (1907) paragona l'esperienza del gioco infantile con l'immaginario adulto impegnato nel processo creativo; tale processo, sostituendosi al gioco, risulta necessario per gli adulti, in quanto concentra gli investimenti affettivi in uno spazio illusionale separato dalla realtà. Anche Winnicott (1971) concepisce la creatività come una risorsa umana difficilmente eliminabile; coincide con l'esser vivi, si alimenta dell'incontro con la realtà, ma si manifesta nell'esperienza del gioco e del cercare sconnesso. Dunque raccogliamo l'insegnamento di questi due autori e proviamo a "giocare." Il nostro gioco si chiama: "Il cinema parla dall'inconscio" e vince chi verifica l'ipotesi di terapeuticità dello strumento film. Più precisamente, abbiamo pensato che durante la visione cinematografica, uno spettatore possa identificarsi con i personaggi del film, arrivando inconsciamente a proiettarvi alcune sue parti e alcuni suoi vissuti. Un film può dunque permettere il processo di rispecchiamento ed essere così considerato terapeutico. Le produzioni artistiche rappresentano un momento fondamentale di svelamento dell'uomo a se stesso, forniscono l'occasione per allontanarsi da sé nella direzione di una alterità: l'Altro da sé perturbante, ma -come insegna Freud- familiare. All'interno della Psicologia Analitica di Carl Gustav Jung, abbiamo ripreso il concetto di Ombra psichica, ovvero quella parte inconscia in cui rigettiamo tutti quei nostri aspetti che non ci piacciono. Queste Ombre racchiudono quella parte di spinte libidiche aggressive e sessuali, condannate dal giudizio dell'Io e rese - per questo- inconsce. Esse rappresentano le nostre fatiche, in quanto renderle inconsce, non significa eliminarle, ma solo regalare loro energie autonome, con cui potranno

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Informazioni tesi

  Autore: Elisabetta Girotti
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2002-03
  Università: Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano
  Facoltà: Psicologia
  Corso: Psicologia
  Relatore: Gherardo Amadei
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 142

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