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Visual arts. Dall'idea ai finanziamenti pubblici

L’accostamento di termini quali economia e cultura, sebbene possa fare storcere il naso ancora ad alcuni, risulta essere oggi una delle formule meglio sperimentate tanto da attrarre l’attenzione di parecchi economisti che solo fino a qualche anno fa “sarebbero rimasti sorpresi nell’apprendere dell’esistenza di una teoria economica dell’arte”. All’interno di questo calderone i settori di studio sono molteplici, e riguardano ambiti che presentano peculiarità del tutto proprie. Uno di questi è il mercato delle arti visive, che forse, rispetto agli altri, è stato un po’ trascurato soprattutto per ciò che concerne il ruolo rivestito dal settore pubblico.
“Visual arts. Da un’idea a i finanziamenti pubblici”, all’interno di questo contesto, affronta alcuni dei tanti argomenti che coinvolgono una materia tanto complessa. Il primo è la definizione del campo di indagine. Per parlare di economia dell’arte non si può che partire dall’individuare ciò che si intende comunemente per arte. Si utilizza la teoria del consumatore delegando alle preferenze di quest’ultimo una qualsivoglia definizione del settore concludendo con l’unica conclusione a mio avviso possibile, scartando tutte quelle che demandano il compito ad una “élite culturale illuminata”, ovvero che l’arte è ciò che le persone definiscono tale.
Si passa quindi nel secondo paragrafo del primo capitolo ad assumere un approccio industriale per comprendere la relazione tra l’arte e l’economia in senso proprio.
Addentrandosi nella questione il secondo capitolo affronta il problema dell’offerta di lavoro artistico, indagando tutti quei meccanismi economici e non che inducono un soggetto a rivolgere le proprie attenzioni al mondo dell’arte. Si cercherà di dare una spiegazione ai più bassi salari presenti su questo mercato e alla dualità dell’offerta di lavoro tipica di molti artisti.
Nel condurre questa analisi mi sono avvalso dell’aiuto di alcuni operatori del settore, tra cui artisti e galleristi, che desidero ringraziare in questa sede.
Alla fine del capitolo viene presentata un’analisi dinamica che prende in considerazione due modelli alternativi di allocazione del tempo, utile a dare completezza al quadro presentato.
Il terzo capitolo affronta il problema dei finanziamenti al mercato delle visual arts. Escludendo l’utilizzo del modello di Baumol per la spiegazione dell’intervento pubblico, in quanto questo mal si presta ad applicazioni nel mercato da me analizzato, si seguono tre approcci che fanno riferimento a modelli tipici dell’economia pubblica.
Il primo riguarda il problema del rent-seeking nelle politiche di sostegno all’arte. Tale mercato, così come avviene per ogni settore, è influenzato dalle decisioni dei policy maker, decisioni prese spesso in considerazione non solo del benessere sociale, ma anche dell’interesse particolare dei singoli gruppi di interesse che influenzano le decisioni politiche.
Il secondo approccio riguarda il problema dell’asimmetria informativa tipica di un mercato in cui il bene venduto è rappresentato da un messaggio da interpretare. All’interno di questo contesto viene analizzato il ruolo della critica culturale e l’attività di rent-seeking, quest’ultima effettuata al fine di garantirsi uno spazio che la possa fare agire con i privilegi dell’oligopolista.
Il terzo ed ultimo approccio riguarda invece la possibilità che il mecenatismo interessato dei politici sia diretto non tanto a soddisfare l’interesse particolare dei vari gruppi di pressione, quanto a soddisfare il proprio interesse, determinato dalla possibilità di essere rieletti attraverso meccanismi di propaganda politica che passino attraverso il ruolo sociale degli artisti.
Il lavoro si conclude con alcune considerazioni personali sul mercato dell’arte in generale, e con una bibliografia a corredo dell’opera.

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CAPITOLO 1 LA “FILIERA ARTISTICA DELL’INDUSTRIA CULTURALE. IL CASO DELLE “VISUAL ARTS”. 1.1. La Definizione di Arte Come Presupposto Per Una Definizione Del Mercato Con la dizione “Comportamento Artistico” viene indicato solitamente il comportamento di tutti quei soggetti che si occupano, a tempo pieno, di produzione artistica. Subito però si pone all’attenzione il problema di cosa bisogna intendersi per Produzione Artistica, il che si collega alla più vasta problematica riguardante ciò che si ha da intendere per arte. Partendo dalla definizione Crociana di “Prima Intuizione” passando quindi per quella Pirandelliana che considera il rapporto tra Arte e Scienza, per finire con il contributo dell’economista Spranzi relativo alla “Lettura Esaustiva”, individuare cosa intendere con i termini “Arte” e “Opera D’arte” sta alla base di una qualsivoglia discussione riguardante l’attività considerata, sia dal punto di vista dell’economista, sia da quello dell’esteta che da quello dell’epistemologo.

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Informazioni tesi

  Autore: Mauro Juvara
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2001-02
  Università: Università degli Studi di Catania
  Facoltà: Economia
  Corso: Economia e Commercio
  Relatore: Isidoro Mazza
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 91

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Parole chiave

arte
finanziamenti pubblici
visual arts
economia dell'arte
mercato dell'arte
lavoro artistico
arti figurative

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