Il risorgimento mantovano: dalla disfatta del 1848 alla vigilia della battaglia di Solferino
La situazione sociale del mantovano, alla vigilia dei moti indipendenti del 1848, era tutt'altro che stabile. Da un lato, tra le masse contadine – oppresse dall'egemonia austriaca – cresceva il bisogno di riforme sociali; dall'altro, l'autorità militare austriaca – forte del sostegno della grande proprietà nobiliare e borghese – imponeva gravose requisizioni, soprattutto di generi alimentari.
La gravità della situazione si poteva capire meglio dando uno sguardo al saldo demografico: molto basso. Infatti, ben il 37% della popolazione contadina si raccoglieva in nuclei familiari composti da una sola persona: la povertà dilagante non dava la possibilità di sposarsi e di fare dei figli.
L'inizio delle guerre di indipendenza, nel mantovano, mobilitano e fanno insorgere il popolo contadino. Questi ultimi si unirono in moti rivoluzionari non solo per aderire all'idea di un'italia unita, ma soprattutto per migliorare la loro condizione.
Negli anni successivi alla prima guerra di indipendenza, la situazione non subì alcun miglioramento, anzi, peggiorò. Ad aggravare ulteriormente la situazione delle campagne contribuirono una serie di fattori:
il territorio mantovano dovette sostenere forti spese per il mantenimento delle truppe; per far fronte a tale spesa, le autorità austriache aumentarono notevolmente la pressione fiscale e i prelievi erariali. Inoltre, il periodo compreso tra il 1850 e il 1856, fu caratterizzato da raccolti scarsi che determinò un aumento notevole dei prezzi, mentre i salari rimasero invariati.
L'arretratezza nell'agricoltura era dovuta, non solo all'incertezza politica e agli scarsi investimenti austriaci, ma anche da un'arretratezza culturale dei contadini stessi. In loro mancava l'idea di investire, la logica produttiva era improntata al breve e non al lungo termine.
Una delle poche iniziative adottate fu la creazione del “CATASTO TERESIANO”, nel 1771: un vero e proprio registro di tutte le proprietà terriere che comportò ogni sorta di privilegio ecclesiastico o nobiliare. Inoltre, grazie al catasto, i terreni vennero suddivisi in base alla loro fertilità: questo permise di ottenere una maggiore equità nell'imposizione delle imposte. Tuttavia, tutto ciò non bastò a migliorare la condizione del mantovano.
Un ulteriore elemento critico di questo periodo storico riguarda il SISTEMA CREDITIZIO: ancora molto embrionale. Non vi erano capitali disponibili, esisteva una sola banca: “la cassa di risparmio delle provincie lombarde”. Solo i nobili si potevano permettere di fare investimenti. Questo sistema risultò un forte freno nel decollo dell'economia mantovana.
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