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La bioetica definita


C’è chi sostiene che i primi problemi bioetici siano comparsi negli anni 40 con le sperimentazioni dei medici nazisti e la successiva riflessione su di esse nel processo Norimberga; altri invece ne calcolano l’origine agli anni 50 e 60 in relazione alle profonde trasformazioni realizzate nella pratica medica degli Stati Uniti. Risale in realtà agli anni 70 il costituirsi della bioetica propriamente detta. È in quegli anni che compare il termine (da Potter, biologo, in uno dei suoi articoli) e sempre negli stessi anni le grandi innovazioni della medicina e della ricerca biologica cominciano ad avere ricadute sempre più interessanti nella quotidianità dei cittadini del mondo occidentale. Ciò a cui faceva riferimento Potter era ad un interscambio tra moralità ed ecologia ovvero alla necessità di costruire un’etica scientifica che sapesse fare tesoro delle componenti di innovazione presenti nella biologia. Noi, in questo volume, intendiamo con bioetica una parte della riflessione umana sulle questioni morali. Il nucleo essenziale della bioetica è costituito da tutte le questioni etiche originate negli ultimi decenni dai mutamenti che medicina e biologia hanno provocato per quanto riguarda il nascere, il curarsi e il morire degli esseri umani. La bioetica cerca di fungere come risanatrici di conflitti derivanti da obblighi morali. È una scienza pluridisciplinare poiché si rifà alla biologia,etica,filosofia,medicina. Gli orizzonti della bioetica hanno a che fare con quegli obblighi morali fondamentali che abbiamo in quanto persone morali partecipi di una società civile.

Le questioni della bioetica riguardano tutti e sosteniamo debbano essere risolte da coloro che ne sono direttamente coinvolti.
Per capire in cosa concerne la bioetica possiamo distinguerla in più componenti etiche. I problemi bioetici delineano un sapere semplice che è spesso messo in pratica, consapevolmente o inconsapevolmente, da coloro che nelle loro vite fanno uso di distinzioni morali e si pongono scrupoli etici. La meta-bioetica in altre parole rende esplicito ciò che già sappiamo ma tendiamo a perdere di vista nella routine quotidiana. Tale dimenticanza può produrre confusioni e problemi che è compito della buona filosofia dissolvere. La filosofia così intesa può essere una buona proposta di guida ai “sani principi”. La bioetica tratta di tutte quelle questioni che vengono collegate a domande del tipo “che cosa è giusto fare?” o “qual è il nostro dovere o la soluzione giusta ?”, si occupa di valori ovvero di quei principi in nome dei quali gli esseri umani hanno risolto le diverse alternative a loro presentatesi.
Si individuano due tipi di bioetica, la descrittiva che descrive le varie bioetiche esistenti (sacralità della vita, disponibilità) e i loro concetti; e la normativa che mira all’individuazione di regole e principi e valori da privilegiare nella soluzione delle questioni etiche.

Parlando di bioetica è inevitabile parlare di etica. L’etica non ha a che fare con ciò che è ma con ciò che dovrebbe essere, come Hume rileva. In bioetica è molto frequente la tendenza a cade in quel tipo di errore chiamato da Moore Fallacia Naturalistica che si ha nel momento in cui si pensa che la soluzione ai nostri problemi parici stia nella ricostruzione del come vanno le cose e quali siano le conseguenza prevedibili. In contrasto con questa visione della soluzione abbastanza riduzionistica sosteniamo che affinchè sia chiamata in causa una valutazione etica si debba introdurre da qualche parte un sentimento o ragione morale che ci porta a d accettare o rifiutare le cose e comportarci di conseguenza.
Hare sostiene che le valutazioni etiche debbano essere universalizzate ovvero che la soluzione che si consideri post-esame buona e giusta debba esserlo non solo per  noi ma anche per  gli altri, valida per  tutti coloro i quali potrebbero essere coinvolti in una situazione analoga, l’etica vuole muoversi da un punto di vista generale argomentando a sostegno delle norme e regole che privilegia. L’etica è in definitiva quella riflessione che va alla ricerca di regole, norme e principi (regole morale, giuridiche e loro applicazioni) che si prescrivono universalmente per  la condotta umana.

Sempre a partire dagli anni 70 ci si è chiesti su quale modello di ragionamento pratico si dovesse considerare appropriato per  affrontare questo tipo di questioni etiche. La forma di ragionamento pratico maggiormente adottato nell’etica  è il modello ingegneristico alla luce del quale una volta fissato un principio o una norma fondamentale la soluzione ai casi viene trovata deducendo le implicazioni e le conseguenze che da essa ne derivano. Tale modello si mostra però inadeguato in quanto incapace di trovare punti di convergenza, finisce con il ricondurre tutti i contrasti morali a profonde divergenze di principio, ciò è la causa di un principio reso assoluto, un’unica visione imposta per  tutti, a svantaggio del pluralismo. Si critica anche il modello di Kant che sostiene di poter giungere a fissare dei principi assoluti della vita morale ricavandoli dalle condizioni trascendentali di funzionamento della ragion pratica umana. Il ricondurre a un solo principio in definitiva è inutile. Vanno inoltre escluse tutte le tentazioni e i tentativi di risolvere le questioni bioetiche con forme di razionalità che si limitano a far valere le esigenze di una coerenza normativa, ciò non può aiutarci ad individuare criteri e norme moralmente validi. Altrettanto scarsa incidenza avrà un metodo di ragionamento utilitaristico ritiene possibile riunire in un unico calcolo il confronto tra diverse alternative che coinvolgono le preferenze delle persone cercando la soluzione che massimizza la soddisfazione di tali preferenze. Accettiamo un parte di tale modello ovvero quella che va a considerare relativamente alle diverse alternative le conseguenze in termini di soddisfazioni e preferenze delle persone coinvolte, non ne accettiamo però la pretesa di poter costruire un punto di vista unico e ideale da cui un agente razionale possa confrontare i diversi assetti prevedibili. Critichiamo le visioni etiche specifiche poiché è bene vi sia un etica dai principi generali. Tutte queste visioni producono un irrigidimento delle valutazioni e considerano l’applicazione scientifica applicabile in tutti i contesti pratici.

Una delle forme di riflessione a cui possiamo sottoporre le discussioni intorno ai casi della bioetica è quella che privilegia l’esame delle conseguenze delle diverse soluzioni che si prospettano. L’esame delle conseguenze non esclude che  poi si debba valutare quale tra i diversi risultati probabili dobbiamo preferire, ma guardare alle conseguenze è un modo per  avviare su una base empiricamente controllabile la discussione.
Uno dei nuclei della nostra tesi è quello di cercare di evitare di frammentare l’etica in una seri di situazioni incomunicabili, non è cioè accettabile un metodo che per  ogni determinato tipo di problemi morali ne generi una norma o un principio ad hoc. È bene anzi avere un concetto morale generale da applicare nei vari specifici contesti.

Tratto da BIOETICA. LE SCELTE MORALI di Marianna Tesoriero
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