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Tesi possibiliste della documentazione

Tesi possibiliste della documentazione


Gli storici del resto nelle scelte conservative distruttive, che segnano la memoria storica, non hanno mai avuto, ne hanno un ruolo da protagoniste ; se invece si ritiene che le tesi massimaliste siano in teoria condivisibili e suggestive, ma di fatto impraticabili se non altro per la difficoltà di spazi e/o di disponibilità finanziarie, che da sempre hanno connotato la vita degli archivisti; si ritiene che distruggere parte della documentazione sembra essere l’unica alternativa possibile all’impossibilità di conservarla nella sua totalità, allora le distruzioni legali procurano si danno alla storia, ma si tratta di un danno calcolato, forse necessario. Distruggere con cautela, con moderazione e prudenza è quanto hanno sostenuto le tesi possibiliste. Sono queste ad aver condizionato, o per o meno influenzato, l’operato distruttivo di parte della memoria documentaria. Si tenga comunque presente che in ambito digitale l’attività conservativa ha altri significati: conservare vuol dire infatti trasformare, far migrare cioè le informazioni da una generazione tecnologica a quella successiva. Conservare vuol dire, trattandosi di documentazione immateriale, cercare di mantenere nel tempo la capacità di riprodurre e di leggere i documenti che sono stati prodotti e trasmessi. E poiché ciò implica risorse finanziarie enormi e professionalità di alto livello viene fatto, quando lo sia fa, per una quantità molto limitata di documenti. Da qualche tempo anche in Italia si è andata diffondendo l’idea che gli archivisti debbono essere presenti nei processi di formazione della documentazione per poter fattivamente collaborare ai relativi sistemi di gestione e per indicare , già in fase di formazione della stessa, i criteri per la sua corretta selezione. Cercare di attenuare la separazione tra il momento in cui gli archivi si vanno formando presso i rispettivi soggetti produttori e il momento in cui essi sono presi in considerazione dagli archivisti-conservatori non può che essere visto con favore. Tale separatezza non ha favorito, spesso anzi ha penalizzato il trapasso di documentazione archivistica dall’area di uso pratico, per il quale è stata e continua a essere prodotta, dall’area di uso storico-culturale per il quale deve essere conservata.

Tratto da GLI ARCHIVI TRA PASSATO E PRESENTE di Alessia Muliere
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