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Cenni storici sul ritardo mentale: terapia e cura

CENNI STORICI SUL RITARDO MENTALE: TERAPIA E CURA


Dal caso di Victor molti altri studiosi europei e, soprattutto, nordamericani hanno affrontato il problema del ritardo mentale come patologia deficitaria e si introdusse il concetto di “riabilitazione”.
Sulla spinta delle teorie positiviste, su cui si fonda una nuova idea di medicina, nasce l’ipotesi del rm come una vera e propria malattia e degli “idioti” come pazienti da curare.
Nascono proprio in quel periodo, negli Stati Uniti, istituti dove i pazienti che mostravano i segni di questa “nuova malattia” venivano ricoverati e “curati” per essere restituiti “guariti” alla società.

Ben presto, pero’, l’idea di guarigione si dimostro’ utopica e gli istituti divennero strutture di segregazione per una congerie di disturbi e di comportamenti che poco avevano a che fare con il ritardo mentale, ma che erano disturbanti per la società. 

Ai primi del Novecento, grazie alla nascita della psicologia cognitiva (il primo test di intelligenza e’ pubblicato in Francia da Binet nel 1905) e all’identificazione dei fattori etiologici di base, si definiscono meglio i confini clinici del ritardo mentale e si introduce il concetto di quoziente di intelligenza (QI)

   ETA’ MENTALE
Q.I. = ------------------------------ X 100
  ETA’ CRONOLOGICA

Il Q.I. viene considerato una misura stabile, cioe’ poco o nulla modificabile nel tempo e il ritardo intellettivo una condizione deficitaria cronica: non  piu’ quindi guarigione, ma necessita’ di fornire l’assistenza necessaria e gli strumenti per un miglior funzionamento, adattamento e integrazione all’interno della societa’.
E’ la fine progressiva delle segregazioni istituzionali e l’inizio delle politiche di assistenza e di tutela previste dal moderno concetto di stato sociale (Welfare).

Tratto da IL RITARDO MENTALE di Stefania Corrai
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