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I personaggi principali della Pharsalia - Lucano -


Tre i personaggi principali: Cesare, Pompeo e Catone.
Cesare, eroe nero per eccellenza, guidato dalla sua malefica grandezza, diventa incarnazione del furor, della hybris, che si scatena contro l’antica potenza di Roma, contro la turrita signora. Lucano sembra quasi soccombere al fascino sinistro del suo personaggio: l’uomo che aveva celebrato il trionfo del furor e dell’ira, di quelle forze insomma che nell’Eneide venivano soppresse. Cesare è un antieroe con una spiccata tendenza a porsi in posizione superiore allo Stato stesso. È un tiranno feroce e sanguinario che non esita a far trionfare le forze dell’irrazionale e del magico pur di appagare la sua sete di potere.
È vero che Lucano opera alcune forzature storiche sul personaggio, prima di tutte la negazione della sua ben famosa clemenza. Era una clemenza interessata ma pur sempre una clemenza. Il suo Cesare invece non esita a lasciare insepolti i caduti di Farsalo.

Pompeo al contrario è l’eroe passivo, apatico in confronto alla frenetica energia di Cesare. Ma la sua senilità politica e militare sarà proprio lo strumento con cui Lucano mitiga le sue responsabilità politiche. È l’iperattività negativa di Cesare, la sua tracotanza che lo portano a decretare il tracollo di Roma. Pompeo è un eroe tragico, un Enea sfortunato. All’inizio del poema la Fortuna gli è amica e compagna, ma man mano finisce per abbandonarlo: Pompeo perde autorevolezza in campo militare e politico ma trova riscatto in quello familiare e affettivo, in netto contrasto con l’egocentrismo di Cesare. Pompeo, abbandonato da tutto e tutti, comprende che la morte in nome di una causa giusta è l’unica via di riscatto morale.
Questa sua consapevolezza è da sempre presente in Catone. Lo sfondo filosofico dell’opera è di tipo stoico ma di uno stoicismo ormai in crisi con se stesso. Catone di fronte alla distruzione di Roma e agli orrori della guerra non se la sente di accettare la volontà del destino e con uno sforzo “titanico” cerca da solo le alternative alla distruzione, decretando l’inutilità dei consigli divini: la discriminazione tra ciò che è bene e ciò che è male è compito del saggio non della divinità. Catone si fa pari agli dei, si impegna nella guerra civile pur consapevole della sconfitta certa: la morte è l’unico modo per continuare ad affermare il diritto e la libertà.       

Tratto da LINGUA E LETTERATURA LATINA di Gherardo Fabretti
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