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Concetto di ruolo

È un ulteriore strumento per delimitare i confini in una dimensione relazionale. Esso è un modo per stabilire in modo convenzionale quali siano i margini che occorre o meno valicare per non deludere le aspettative avendo particolare riguardo a determinate situazioni ricorrenti nelle quale l’attore si può trovare. Il concetto di ruolo serve ad indicare quali limiti l’attore sociale deve osservare per interpretare la propria parte senza deludere le aspettative del pubblico o di altri gruppi. Il concetto di ruolo assume particolare importanza in società come la nostra che appaiono con molti ruoli. Nell’esercizio di un certo ruolo, non è un operazione da svolgere affidandosi a conoscenze e competenze specifiche; gli attori sociali vengono sottoposti a processi preparatori di socializzazione. I processi di socializzazione servono a far conoscere all’attore il complesso di aspettative connesse ad un certo ruolo ma tendono a interiorizzare i modelli di comportamento che risultano generalmente attesi. È possibile distinguere tra processi di socializzazione primaria (che interessa la ammissibilità dell’attore ad entrare a pieno titolo nella società e quindi prepara a ruoli fondamentali come padre e figlio) e socializzazione secondaria (interessa la preparazione dell’attore all’esercizio di ruoli sociali specifici che richiedono conoscenze particolari). Nella socializzazione primaria ruolo centrale è quello della famiglia nel secondario dal gruppo di riferimento. 

POSIZIONE SOCIALE: indica l’insieme coordinato di relazioni sociali tra loro collegate in modo che l’una presuppone l’altra. Una posizione sociale è quella del padre che presuppone quella del figlio. La posizione sociale può dirsi oggettiva mentre il ruolo è soggettivizzato dall’attore. L’essere padre come posizione è un dato come ruolo una possibilità. Nel ruolo può individuarsi una parte costante e una variabile questa distinzione rappresenta il limite dell’indice di adattabilità del ruolo a situazioni che non sono sempre prevedibili. È opportuno distinguere tra vari tipi di aspettative a seconda dell’aspetto del ruolo a cui si riferiscono. Le aspettative rivolte al nucleo caratterizzante del ruolo possono dirsi aspettative normative in quanto comportamenti che le deludano verranno sanzionati esplicitamente o implicitamente in modo da esprimente anche a livello preventivo un allarme per il pericolo di trasgressione. Le aspettative rivolte agli aspetti flessibili del ruolo verranno fatti oggetto di aspettative cognitive in caso di delusione non verranno fatti interventi sanzionari. Qualsiasi ruolo presenta un “nucleo” che definisce ciò che quel ruolo deve necessariamente essere. La distinzione fra regole che garantiscono il contenuto minimo della prestazione che possono dirsi identificative del ruolo in quanto la loto osservanza dipende la garanzia della stessa riconoscibilità del ruolo e le regole come applicative che delimitano l’ambito di esercizio del ruolo e si occupano di quella parte del ruolo che è variabile e personalizzabile da ogni singolo attore. Ogni individuo interpreta ruoli diversi. Una mediazione tra le due interpretazioni consente di considerare la regola come elemento limitante ma anche di utilità per garantire la possibilità di espressione dell’attore sociale riesce dunque a mediare i bisogni espressivi dell’individuo e quelli funzionali della società. L’individuo per entrare nel ruolo deve assumere comportamenti predeterminati che vanno appresi per poter recitare in modo convincente la propria parte. Il ruolo interpretato presenta un nucleo che costituisce ciò che quel ruolo deve essere; questo indica che nelle interpretazioni del ruolo deve essere tenuto presente quell’insieme di regole che garantisce una rappresentazione credibile una parte variabile e personalizzabile da ogni singolo attore. La possibilità di personalizzazione di un ruolo viene definita “distanza dal ruolo”. Quello che viene individuato come nucleo è l’insieme delle regole che garantisce il contenuto minimo della prestazione. Tali regole possono dirsi indicative del ruolo in quanto dalla loro osservanza dipenda la garanzia della riconoscibilità del ruolo. Il rispetto delle regole identificatrice si presenta come un obbligo violando il quale chi interpreta il ruolo in modo non adeguato incorre in sanzioni negative. Nel caso di mancato rispetto delle regole identificative la sanzione è sempre negativa. Le regole applicative determinano una migliore o peggiore rappresentazione sempre credibile. Data la loro natura di regole anche in questo  caso è prevista una sanzione che può essere positiva. Le regole nell’interpretazione di un ruolo non sono fisse ma variabili e che le loro eventuali modifiche possono in casi eccezionale e a certi costi interessare anche la modifica del nucleo fisso. Per il soggetto coinvolto questi limiti innovativi comportano in primo luogo che egli deve riuscire ad individuare un quadro di riferimento tra quelli che fanno parte della sua esperienza e quindi interpretare il ruolo in modo convincente; in secondo luogo egli deve individuare il registro maggiormente adatto alla comunicazione. A differenza delle sanzioni negative che tendono a dissuadere da certi comportamenti le sanzioni positive si rivolgono a quegli aspetti del ruolo che sono suscettibili di maggiore elasticità e appaiono particolarmente rischiosi potendo essere oggetti di premio in caso di successo. Le sanzioni positive sono volte a favorire il loro destinatario e ad incoraggiarlo. Oltre ai ruoli tradizionali e alle loro aspettative e alle loro successive specificazioni si sono formati anche ruoli interstiziali perché sostengono altri ruoli o perché riparano ai anni fatti dall’esercizio di altri ruoli come l’avvocato e lo psicologo. Ma è anche chiaro che accanto ai ruoli interstiziali la differenziazione sociale favorisce la formazione di ruoli misti (medico, attore politico).

Tratto da SOCIOLOGIA GENERALE E CONTROLLO SOCIALE di Anna Carla Russo
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