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La sinistra e il movimento operaio negli anni '50


Per il movimento operaio la prima metà degli anni '50 costituì quello che in seguito sarà conosciuto come gli anni duri. Gli imprenditori mossero un prolungato attacco al potere sindacale che si era sviluppato negli anni immediatamente successivi alla Resistenza e alla Liberazione. I licenziamenti di massa furono all'ordine del giorno in ogni grande fabbrica e contemporaneamente furono silurati gli attivisti più conosciuti. Quando il miglioramento economico creò una nuova richiesta di forza – lavoro, gli imprenditori assunsero lavoratori anagraficamente giovani, spesso provenienti dalla campagna, sicuramente troppo distanti cronologicamente per avere partecipato alle lotte del 1943 – 1947. Le piccole fabbriche erano in aumento e furono libere di imporre le proprie condizioni sui livelli salariali, sulla sicurezza e sul pagamento dei contributi.
Questa offensiva padronale fu intimamente legata ad un clima di esplicita repressione politica fomentata dalla guerra di Corea, che aveva drammaticamente acuito la divisione politica interna e mostrava comunisti e socialisti come nemici e traditori della causa della democrazia e della libertà. Gli USA erano ancora visti come integrali difensori di questi sacri valori e le contestazioni del conflito vietnamita dovevano ancora venire. Tra il 1949 e il 1951 il PCI, il PSI e la CGIL rischiarono seriamente di essere messi al bando e la repressione poliziesca in tutta Italia fu devastante. Eppure i più gravi tormenti per le classi popolari non venivano dalla repressione politica o dall'offensiva padronale ma dalla disoccupazione di massa e dalla miseria permanente: nel 1951 si contavano più due milioni di disoccupati. I caratteri e l'estensione di questa privazione vennero dettagliatamente descritti nell'inchiesta parlamentare sulla povertà: quindici volumi, pubblicati nel 1953, che tinsero di nero un quadro già parecchio scuro. Il famigerato IACP riuscì a dare solo un decimo degli alloggi richiesti.

Tratto da STORIA CONTEMPORANEA di Gherardo Fabretti
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