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Ricerca di una definizione di letteratura

Ricerca di una definizione di letteratura


Andando alla ricerca di un criterio di letterarietà ci siamo imbattuti in un’aporia a cui la filosofia del linguaggio ci ha abituati. La definizione di un termine come letteratura non fornirà mai nient’altro che l’insieme delle occorrenze in cui, chi fa uso di una lingua, accetta di utilizzarlo. Possiamo andare oltre questa definizione circolare? Solamente un po’. I testi letterari infatti sono proprio quelli che una società utilizza senza riferirli necessariamente al loro contesto d’origine. Si ritiene che la loro significazione non si riduca al contesto in cui sono stati inizialmente enunciati.
È una società a stabilire che certi testi sono letterari, attraverso l’uso che ne fa al di fuori dei loro contesti originari.
È una definizione minimale che ha una conseguenza fastidiosa. Se ci accontentiamo di caratterizzare la letteratura in questo modo, qualunque discorso sui testi non può essere considerato “studio letterario”, che sarà invece quello che si propone di provarne o contestarne l’inclusione nella letteratura.
Non solo. Se la letteratura e lo studio letterario si definiscono in modo interdipendente, stabilendo che, per determinati testi, il contesto di origine non ha la stessa pertinenza che per altri, ne consegue che qualunque analisi avente per oggetto la ricostruzione delle originarie circostanze di composizione di un testo letterario, la situazione storica in cui l’autore lo ha scritto e la ricezione del primo pubblico può essere interessante, ma non fa parte dello studio letterario. Impossibile! Tutto quello che si può dire di un testo letterario non farebbe dunque parte dello studio letterario. la critica biografica, sociologica, o quella che spiega l’opera per mezzo della tradizione letteraria, possono essere considerate esterne rispetto alla letteratura.
Andrebbe meglio con lo studio linguistico o stilistico? No. Lo stile si fonda sempre non su concetti, ma su una variante dell’opposizione popolare tra norma e deviazione, o tra forma e contenuto, cioè sempre tra dicotomie che mirano a distruggere o screditare l’avversario. Le variazioni stilistiche si possono descrivere solo come differenze di significato: hanno pertinenza linguistica, non propriamente letteraria. Tra un sonetto di Shakespeare e uno slogan pubblicitario c’è una differenza di complessità, non di natura.
Ne concludiamo che la letteratura è un’inevitabile petizione di principio. La letteratura è la letteratura, cioè quello che le autorità includono nella letteratura. I suoi confini si spostano lentamente, di poco, ma non è possibile passare dalla sua estensione alla sua comprensione, dal canone all’essenza.


Tratto da TEORIA DELLA LETTERATURA di Gherardo Fabretti
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