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Teoria del “sistema-Mondo”


Immanuel Wallerstein, sociologo ed economista statunitense, descrive una forma dell’economia capitalistica in cui gli stati centrali competono tra loro per una serie di privilegi sfruttando i territori periferici per cui la differenziazione tra centro e periferia non è altro che una divisione planetaria del lavoro, ovvero nei paesi centrali si concentrano i lavori che richiedono elevate conoscenze e un’alta intensità di capitale mentre nella periferia i lavori che richiedono una forza lavoro poco qualificata. Elabora la teoria del “sistema-Mondo” riprendendo gli studi dello storico francese Fernand Braudel facente parte della scuola degli Annales il quale aveva ricostruito la storia del capitalismo in Europa non attraverso le grandi battaglie ma attraverso i fatti minori, come il modo di vivere delle persone o cosa commerciavano.

Wallerstein sostiene che tutta la storia del pianeta gira attorno ad alcuni luoghi centrali e ad alcune città che diventano le capitali di determinate economie, è sempre esistito un centro principale che esercitava il suo influsso sul resto del mondo ad esempio in Europa il centro si è continuamente spostato di città in città in seguito al formarsi di nuovi poteri economici (Venezia, Anversa, Genova, Amsterdam e Londra).
Si può notare come non ci sia un unico centro ma un susseguirsi di centralità nel corso della storia seguendo uno schema preciso e il processo per cui la centralità slitta viene definito CENTRAGE – DÈCENTRAGE – RÈCENTRAGE, ovvero si viene a creare un’economia dominante con un suo centro ma questo sistema mondo a un certo punto declina e si ha una fase di de-centralizzazione durante la quale si vengono a stabilire nuove economie fino a quando non si ha la fase di ri-centraggio nel momento in cui emerge una nuova potenza.

Wallerstein e Braudel inoltre sostengono che non esista solo il centro e la periferia ma che ci sia CENTRO-SEMIFERIFERIA-PERIFERIA alle quali si aggiunge l’ESTERNO ovvero quelle zone non ancora colonizzate o non ancora scoperte ma che permettono di attuare il meccanismo di centrage – dècentrage – rècentrage, nel senso che man mano che il potere del centro declina, cresce il potere della semiperiferia che declina finendo nella periferia e nel frattempo si è stabilito un nuovo centro tutto questo ovviamente funziona finché esiste un esterno che permettano l’ampliamento del mercato o la possibilità di scoprire nuovi paesi.
La semiperiferia, essendo uno spazio intermedio, riduce la distanza sociale tra centro e periferia e permette la transizione da un centro ad un nuovo centro nel momento in cui emergono nuovi poteri. Ad esempio, la scoperta dell’India ha portato al declino l’Olanda e Londra diventa la nuova centralità questo finchè non cambiano ancora gli equilibri e gli Stati Uniti diventano la nuova centralità con New York, oggi si ritiene che la nuova capitale del pianeta sia Pechino, nuovo cuore dell’economia mondo.
In questo caso non si può ancora parlare di policentrismo in quanto, nonostante ci sia un susseguirsi di centri diversi, il centro rimane sempre uno.

Tratto da SOCIOLOGIA DELLA CITTÀ di Francesca Zoia
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