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Avvio alla comprensione della cura


-Il pz si rimprovera di non essere stato presente durante il trapasso del padre e in un primo momento tale rimprovero non era tormentoso, anzi egli attendeva di vederne riapparire il suo spirito senza nessuna paura.
Il ricordo di questa mancanza si presentò nel pz solo un anno e mezzo dopo e lo perseguitò in modo tormentoso tanto da considerarsi un delinquente. Ma tale deduzione di atorimprovero era falsa.
Secondo la teoria psicoanalitica una paura come la sua (che il padre morisse) corrisponde ad un antico desiderio, rimosso, ma dalle sue pretese è necessario dedurre il contrario. Ma il pz si chiede come mai provasse tale desiderio dato che il padre era l’essere che amava di più. Ma è proprio il suo grande amore non permette che l’odio rimanga cosciente, infatti l’odio sussiste proprio grazie a tale collegamento e da una parte il grande amore gli impedisce di varcare la soglia della coscienza: quindi l’odio vive nell’inconscio ma in determinati momenti per un attimo può svincolarsi.
-L’ostilità verso il padre attingeva la sua indistruttibilità aveva la natura degli appetiti sessuali, quindi il pz ha sentito il padre come un intralcio.
Simili discussioni non cercano di convincere l’ammalato, ma servono a portare alla coscienza i complessi rimossi e facilitare l’affiorare di nuovo materiale dall’inconscio. Freud fa render conto al pz che non deve sentirsi responsabile per le particolarità del suo carattere, perché i suoi impulsi riprovevoli hanno origine nella sua vita infantile, corrispondono a derivati del suo carattere infantili rimasti nell’inconscio.
Conclusione: il lutto del padre è la fonte principale dell’intensità della sua malattia e un lutto patologico come il suo non ha limiti di durata.

Tratto da CASO CLINICO DELL'UOMO DEI TOPI di Carla Callioni
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