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L'attacco di panico, le fobie e ii disturbo d'ansia generalizzato


Un attacco di panico, insorgenza di paura e discomfort è un episodio di ansia acuta che passa rapidamente da calma apparente ad un’intensa paura, raggiungendo l’apice tra 5 e 10 minuti con almeno 4 tra i seguenti 13 sintomi: palpitazioni; sudore; tremore; dispnea; sensazione di soffocamento; dolore toracico; nausea (questi primi sono molto fisici ed ascrivibili all’attivazione neuro-vegetativa), sensazione di instabilità; brividi o vampate; parestesie; derealizzazione (percezioni di cambiamento dell’ambiente, che alterano la nostra attuale percezione della realtà es. Claustrofobia in ascensore con le pareti che si restringono); depersonalizzazione (sensazione che la coscienza si stacchi dal corpo, vedersi dall’esterno o sensazione di non essere dove si è), paura di perdere il controllo; paura di morire.
Tutti questi sintomi possono anche non combaciare tra due attacchi di panico differenti nella stessa persona, in più hanno sintomi diversi in gruppi diversi di persone nel mondo.


Epidemiologia del disturbo/attacco di panico

L’attacco di panico ha un’incidenza di più del 50% nella popolazione mondiale, almeno una volta nella vita.
Uomini e donne manifestano diversamente la loro ansia, le donne avvampano o arrossiscono, mentre gli uomini tendono a diventare più pallidi e con sudore freddo.
In generale, le donne sono più colpite, tranne per quanto riguarda i disturbi psicotici ed i disturbi bipolari.
Le donne intendono avere più disturbi rispetto all’area nevrotica, gli uomini di più all’area affettivo-psicotica. Uomini hanno meno problematiche, ma più serie.
Il disturbo di panico tende a cronicizzare ed essere in miglioramento.

Il picco di manifestazione del disturbo di panico di solito avviene tra i 16-17 anni e 25 anni.

Qual è la differenza tra nevrosi e psicosi?
Nevrosi: tutti i disturbi tranne le psicosi, caratterizzati da aspetti comuni che si presentano quantitativamente alterati (es. ansia, tutti l’abbiamo ma si creano modificazioni mal adattative). Non si perde contatto con la realtà.
Disturbo psicotico: il più famoso è la schizofrenica. Elementi caratterizzati da aspetti qualitativi, non fa parte della vita di tutti noi, ma è un tipo di esperienza diversa dal comune (deliri, allucinazioni). Perdita di contatto con la realtà.
Assenza di insight e disturbi del pensiero.

Classificazione attacco di panico

• Inatteso: rispetto alla situazione in cui ci troviamo (es. a letto) – non più di 10-15 minuti, se è intenso è anche breve, seguendo la sintomatologia neuro-vegetativa
• Situationally bound: che dipende dalla situazione specifica
• Predisposti da una situazione: che può favorire o meno l’attacco di panico, come il mettersi alla guida di un veicolo, perché aumenta la tensione.

L’attacco di panico situazionale ha relazione con il contesto nel quale si è sviluppato, il non situazionale è out of the igloo, cioè non c’è apparente relazione tra l’attacco di panico e lo sviluppo dell’attacco.

Statisticamente, i sintomi somatici sono frequentissimi.

Diagnosi di attacco di panico


L’attacco di panico con tutti i crismi (c.d. full blown) presenta almeno 4 sintomi (con la presenza di 3 o meno sintomi, si dice pauci-sintomatico).
Il circolo vizioso tipico del panicoso parte da livelli di attivazione sempre maggiori al continuo manifestarsi dell’attacco, oltre al drammatizzare sempre di più sintomi all’apparenza normali - terrore di una parestesia se ci si addormenta sul braccio -

Qual è il passaggio tra l’episodio ed il disturbo nel caso dell’attacco di panico?

Se passato l’attacco di panico si sta bene NON c’è disturbo: la diagnosi di disturbo ruota tutta intorno alla riduzione della qualità della vita del soggetto.

Le domande da porsi sono: come vive il soggetto le fasi inter-critiche / inter-episodiche?



Criteri diagnostici del disturbo di panico:

- Frequenza episodica degli attacchi di panico: Almeno 2/3 attacchi di panico nel giro di un mese;
- Condizione di ansia anticipatoria: paura di subire un nuovo attacco di panico nelle fasi inter-critiche / modificazioni comportamentali e mal-adattative (diminuisce la qualità della vita). L’ansia anticipatoria dipende dai sintomi di natura neuro-vegetativa, che posso trarre in inganno il soggetto sulla natura del proprio malessere (prevale la percezione problema di tipo organico).
Ripercezione dei sintomi = paura = livello di attivazione maggiore = risposte fisiologiche interpretate in maniera patologica. Ho paura della paura, non del sintomo;

- Agorafobia: paura ed evitamento di situazioni sociali dove scappare o venire soccorsi risulterebbe difficile/impossibile. È principalmente la paura dei luoghi affollati, o di stare vicini in spazi molto ristretti. Spesso si associa a disturbi di panico, ma si può avere agorafobia senza disturbi di panico. L’agorafobia può essere stretta conseguenza dei disturbi di panico, ma porta anche riferimento ad aspetti situazionali (fobia). Essa galleggia tra il disturbo di panico e la fobia.
Un agorafobico di solito non sta in spazi chiusi come l’ascensore (più agorafobia che claustrofobia), e mal sopporta anche il traffico, la fila; non usa i mezzi pubblici e non sta da solo in spazi molto ampi ed a casa, perché se sta male una persona può soccorrerlo ;

- Sintomi non attribuibili ad altre cause (caffè, cocaina) ;

- Assenza di altri disturbi psichiatrici in atto.

Più gli attacchi sono inaspettati, più si tenderà a evitare tutte le situazioni, non sapendo che cosa evitare nello specifico.

Andamento tipico (grafico):
I primi attacchi di panico sono molto intensi e ripetuti: questo fa salire l’ansia anticipatoria. Nel corso del tempo gli attacchi di panico tendono a ridurre di intensità e frequenza. Di conseguenza l’ansia anticipatoria diminuirà.

Nell’agorafobia l’ansia anticipatoria ha minore insorgenza, ma si mantiene più elevata nel tempo.

Cosa sono le fobie semplici o specifiche?

Le fobie semplici o specifiche sono paure eccessive ed immotivate rispetto a specifici stimoli:
• Oggetti – Animali: evolutivamente pericolosi / che condizionano la salubrità dell’ambiente/ rispetto ad episodi passati (morso);
• Situazioni – volare / altezze / guidare ;
• Funzioni – Fuoriuscita di sangue / Funzioni corporali.

Lo stimolo deve determinare una reale e concreta diminuzione della qualità della vita.

Terapia:
La fobia NON si cura con farmaci, ma con trattamento dell’esposizione in vivo: esposizione, in maniera progressiva, del soggetto allo stimolo fobico.
Ciò porterà la persona all’esaurimento della risposta fobica allo stimolo.

Cos’è il disturbo d’ansia generalizzato?

Esso fa riferimento a situazioni d’ansia i cui sintomi non fanno parte di disturbi d’ansia specifici o di attacchi di panico.

Caratteristiche:
• Ansia di tratto o cronica aspecifica;
• Preoccupazione: aspettarsi il futuro in maniera pericolosa;
• Incapacità di rilassarsi, che porta a facilità di stanchezza fisica;
• Difficoltà a concentrarsi o deconcentrarsi da problemi che causano preoccupazione;
• Tensione muscolare;
• Disturbi del sonno, difficoltà ad addormentarsi o sonno insufficiente.

Come si diagnostica il disturbo d’ansia generalizzato?

Per almeno 6 mesi devono presentarsi:
Eccessiva ansia e preoccupazione, con difficoltà nel controllarle.

Quali sono i sintomi che si accompagnano?
• Sentirsi sul filo del rasoio;
• Affaticabilità;
• Difficoltà di concentrazione;
• Irritabilità;
• Tensione muscolare;
• Difficoltà nel dormire.

Il paziente tende a valorizzare la componente somatica, piuttosto che quella psichica.
Esempio: Diagnosi di fibromialgia ha un overlap con sintomi di depressione ed ansia.

Quali sono le terapie?
Premettendo una grande aspecificità dei trattamenti, i farmaci anti-depressivi (inibitori selettivi del reuptake della serotonina) sono quelli di prima scelta.
Altri farmaci, come le BDZ, possono portare a problemi di tolleranza e dipendenza.
I farmaci anti-depressivi son chiamati così perché hanno avuto rilevanza per quella data patologia, ma non è detto che la loro azione non possa essere utile anche per altro (come nel caso del disturbo d’ansia generalizzato).
Altra via terapeutica è Psicoterapia, ma presenta alcune criticità:
• NON è inclusa nel SSN, presentando costi medio-elevati per la maggior parte della popolazione;
• Può esserci riluttanza del soggetto ad effettuare un percorso del genere.

Cos’è la fobia sociale?

È la persistente paura ed esitamento di situazioni nelle quali l’individuo è esposto al giudizio degli altri -componente sociale-, per il timore di agire in modo imbarazzante e/o di apparire goffo e ridicolo. Il sintomo principale è la vergogna.
L’attivazione è di tipo ansioso, non intenso (di tratto).

Diagnostica:
La fobia sociale si basa su dei tratti pre-morbosi, ha un andamento chiaro e progressivo nel tempo, fin dall’adolescenza, talvolta riscontrando dei prodromi anche nell’infanzia: come il comportamento e manifestazioni fisiche (sudore, rossore, gesti), senso di adeguatezza rispetto alla parità di preparazione in determinate situazioni, o il giudizio degli altri, dal quale può scaturire una data reazione.
La timidezza è patologia se comincia a limitare la qualità della vita.

Classificazione:
La fobia sociale può essere
• generalizzata -estesa a numerose situazioni-
• specifica -limitata ad una o due situazioni-.

Epidemiologia:

L’esordio è tendenzialmente precoce, lento e progressivo, per cui alcuni soggetti possono andare da un medico troppo tardi per poter gestire efficacemente la fobia.
Si manifesta specialmente nelle donne.
È il disturbo con il più alto gap tra l’inizio dei sintomi, e la diagnosi.
La conseguenza principale è la depressione, perché incide sulla qualità della vita.
 
Terapia:
L’alcool o le BDZ possono attenuare questa condizione, perché hanno un’azione GABA-ergica (unico NT inibitorio),  rilassante il sistema nervoso.
Il rischio è che il soggetto vada incontro ad una dipendenza da etilismo o farmaci.
Più è acuto è un disturbo, più leggera è la prognosi.

Decorso:
Il fattore prognostico (caratteristiche che determinano la sopravvivenza della persona libera dalla fobia) comportamentale è negativo, poiché questa fobia, lasciata libera, consolida meccanismi difficili da scardinare nel comportamento della persona.


Tratto da CONCETTI BASE DI PSICHIATRIA di Vincenzo Sorgente
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