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Il classicismo fiorentino di Andrea del Sarto

 Il classicismo fiorentino di Andrea del Sarto



L’altro esponente del classicismo fiorentino è Andrea del Sarto. Le sue rappresentazioni sono più complesse ed elaborate; l’artista aderisce più diligentemente alla grammatica figurativa del tempo. Ma poiché gli manca una vera capacità di sintesi, le sue forme appaiono svuotate e infiacchite. Vi è poi l’impiego di un chiaroscuro atono, che estenua in languidezza il risultato formale. Il mondo di Andrea è limitato. La sue figure non sono vere, ma accessibili, domestiche, bonarie; a differenza dello stesso fra Bartolomeo, per il quale la visione era sempre distaccata, raggiungendo un effetto ancora classico di distanza ideale.
Il classicismo di fra Bartolomeo e di Andrea è ancora quattrocentesca; i dipinti di ambedue partecipano infatti del disteso equilibrio del Perugino maturo. Ma, mentre fra Bartolomeo si rivolse alle forme addolcite e semplificate del Perugino come alle più idonee per rivestire il contenuto devoto – spinto spesso fino all’oratoria – delle sue rappresentazioni, Andrea le scelse perché vi riconobbe una vena sentimentale atta a commuovere il mondo piccolo-borghese a cui si rivolgeva.
Sotto questo aspetto il descrittivismo piccolo-borghese di Andrea del Sarto è anche più vicino allo spirito della Controriforma. Proprio nella sua bottega nasce il manierismo. I manieristi reagirono però al classicismo di Andrea del Sarto e di fra Bartolomeo, avvertendone il carattere fittizio, l’intento astrattamente rievocativo al confronto di una realtà ben altrimenti drammatica e densa di problemi.
Bisogna poi esaminare il caso di Giovanni Antonio Sogliani. Discepolo di Lorenzo Credi, ebbe in venerazione l’opera di fra Bartolomeo. Romano Alberti lo ricorda come quel pittore che non dipinse mai cose inutili ma sempre devote e oneste.
Il Sogliani sulla via della devozione guadagnò una posizione più avanzata, che finì col coincidere con l’atteggiamento della Controriforma. Ciò fu avvertito dal Vasari, il quale menziona un dipinto del Sogliani che non ci è pervenuto che ri riferiva alla Moltiplicazione dei pani e dei pesci. Invece è arrivato a noi il Cenacolo per il convento di San Marco.




Tratto da ARTE MODERNA di Gabriella Galbiati
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