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L'Italia dal dopoguerra alla vertenza per la riforma urbanistica


Sventramenti e distruzioni

Nonostante la grande abbondanza di testimonianze storiche, in Italia l'esigenza di tutelare i segni del nostro passato e di meditarne gli insediamenti nasce piuttosto tardi. Del resto, fino alla metà del XX secolo la stessa cultura più attenta alle esigenze della conservazione, concentra la sua attenzione ai monumenti, considerando il resto come meno conto. Non stupisce perciò che, negli anni del boom edilizio e della sfrenata corsa a costruire per guadagnare, anche i centri storici venissero pesantemente manomessi. Gli stessi piani regolatori abbondano in previsioni di sventramenti. Negli anni del fascismo ragioni di traffico, di prestigio e d'igiene erano la copertura degli interessi della speculazione, e a questi si alleavano per distruggere interi quartieri e condannare all'isolamento i residui monumenti. Nel dopoguerra le cose non cambiano, ma nasce una reazione, nel 1955 nasce l'associazione Italia Nostra.

Antonio Cederna e una lezione di urbanistica

Un ruolo di punta lo svolge Antonio Cederna quando si accorge che la distruzione della storia dal paesaggio italiano può essere arrestata solo mediante la pianificazione. L'urbanistica, per Cederna, offre tutti i mezzi tecnici, sociali ed economici, giuridici, atti a stroncare questo insostenibile stato di cose, e a fare di una città un organismo vitale e moderno. Ma l'urbanistica non è solo una tecnica, né solo un metodo: essa ha una propria irrinunciabile moralità. È un'operazione di interesse collettivo che mira a impedire che il vantaggio dei pochi si trasformi in danno dei molti.

La «Carta di Gubbio»

Il Convegno Nazionale per la Salvaguardia e il Risanamento dei Centri Storici.
Il dibattito culturale e la maturazione teorica sulla questione dei centri storici hanno una tappa di grande rilievo nel Convegno di Gubbio (17, 18 e 19 settembre 1960):
Convegno Nazionale dal titolo: “Salvaguardia e risanamento dei centri storico-artistici”, promosso da un gruppo di architetti, urbanisti, giuristi, studiosi di restauro, e dai rappresentanti dei comuni di Ascoli Piceno, Bergamo, Erice, Ferrara, Genova, Gubbio, Perugia, Venezia. Le relazioni sono svolte da: G. Samonà, A. Cederna, M. Manieri Elia, G. Badano, D. Rodella, E.R. Trincanato, G. Romano, L. Belgiojoso, E. Caracciolo, P. Bottoni.
Esito del Convegno é la Carta di Gubbio.

La questione dei centri storici
“I protagonisti di Gubbio si propongono di definire l'ambito, il significato, le valenze dei problemi relativi alla sopravvivenza dei centri urbani di antica formazione. Il concetto stesso di "centro storico-artistico" rende di fatto inesistenti gli steccati che gli storici dell'arte avevano eretto a protezione dei singoli monumenti e successivamente del loro contesto. Il termine “salvaguardia” è esteso al centro storico nella sua interezza, ed esprime la volontà di sottrarlo al saccheggio della speculazione direttamente rivolto contro l'antico tessuto edilizio e spesso indotto dalla urbanizzazione selvaggia delle periferie, particolarmente virulenta negli anni del "boom" economico/ edilizio. I centri storici vanno tenuti in vita, allontanando tutte le attività incompatibili o suscettibili di alterare l'antica struttura urbana e controllando i fenomeni di crescita e di trasformazione mediante piani regolatori. Durante il convegno si approdò alla consapevolezza della necessità di abbandonare alcune tecniche di intervento che trovavano estesa applicazione sotto la copertura ideologica della necessità di adeguare i centri storici alle esigenze della vita contemporanea. Ma - ed è questo il senso del nuovo corso nella "questione dei centri storici" - le sole leggi di tutela in vigore, datate 1939, e l'azione inibitrice dei vincoli, puntiforme e limitata, non possono garantire la salvaguardia. È radicata in molti la convinzione che la salvezza dei centri storici dipenda dalla corretta pianificazione del territorio e dall'efficacia degli strumenti urbanistici, primo fra tutti il piano regolatore. In particolare Giovanni Astengo, autore dei celebrati piani per Assisi e per Gubbio, pur ritenendo l'individuazione dei criteri guida del risanamento edilizio peculiare dell'ambito storico-critico, vede determinante il contributo dell'urbanistica nel relazionare alle scelte direttamente riguardanti il centro storico le decisioni adottate per l'"intorno", essenziali quanto le prime ad assicurare la sopravvivenza degli antichi contesti, Le esperienze in atto condotte da alcuni dei Comuni promotori del Convegno consentono inoltre di articolare il tema del risanamento nelle sue molteplici declinazioni – tecniche, finanziarie, giuridiche – e di proporre come nodale la variabile sociale, quelle della residenza nei centri storici.”
Nella seconda metà degli anni '50 vengono elaborati diversi piani regolatori particolarmente importanti.

La Dichiarazione finale del Convegno Nazionale per la Salvaguardia e il Risanamento dei Centri Storici.
La Carta di Gubbio é una dichiarazione di principi sulla salvaguardia ed il risanamento dei centri storici che riconosce l'importanza nazionale della questione: sottolineando l'essenzialità delle specifiche condizioni locali, ritiene di estrema urgenza il procedere ad una ricognizione e classificazione dei centri storici e delle zone da salvaguardare e risanare, e giudica assolutamente necessario che essi siano inseriti nei Piani regolatori generali, poiché la loro salvaguardia e da considerarsi "premessa allo stesso sviluppo della città moderna". La Carta invoca l'immediata disposizione di vincoli di salvaguardia e la sospensione di ogni intervento edificatorio, in attesa della predisposizione dei necessari Piani di risanamento conservativo: essi vengono intesi come speciali piani particolareggiati di iniziativa pubblica, di cui un'apposita, urgente, legge generale dovrà stabilire caratteri e procedure; la legge dovrà anche definire criteri e finanziamenti per il censimento dei centri storici e prevedere, tra gli operatori del risanamento, gli Enti per 1'edilizia sovvenzionata; sul piano delle modalità operative, la Carta "rifiuta i criteri del ripristino e delle aggiunte stilistiche, del rifacimento mimetico, della "demolizione" di edifici anche modesti, non ammette diradamenti del tessuto, isolamento di monumenti, nuovi inserimenti in ambiente antico.
La carta di Gubbio è “una dichiarazione di principi sulla salvaguardia ed il risanamento dei Centri Storici” in cui “l'estensione a scala nazionale del problema trattato è stata unanimemente riconosciuta insieme alla necessità di un'urgente ricognizione e classificazione preliminare dei Centri Storici con la individuazione delle zone da salvaguardare e risanare”.
“Si afferma la fondamentale e imprescindibile necessità di considerare tali operazioni come premessa allo stesso sviluppo della città moderna”.
Si afferma “la necessità che esse facciano parte dei piani regolatori comunali, come una delle fasi essenziali nella programmazione della loro attuazione”.
“Si invoca una immediata disposizione di vincolo di salvaguardia […] prima che i relativi piani di risanamento conservativo siano stati formulati”.
“Fissare per legge i caratteri e la procedura di formazione dei piani di risanamento conservativo, come speciali piani particolareggiati di iniziativa comunale, soggetti ad efficace controllo a scala regionale e nazionale”.
Sono “Rifiutati i criteri: del ripristino e delle aggiunte stilistiche, del rifacimento mimetico, della demolizione di edifici a carattere ambientale anche modesto, di ogni “diradamento” e “isolamento” di edifici monumentali attuati con demolizioni nel tessuto edilizio, ed evitati in linea di principio i nuovi inserimenti nell'ambiente antico”, “si afferma che gli interventi di risanamento conservativo devono essenzialmente consistere in:
• consolidamento delle strutture essenziali degli edifici;
• eliminazione delle recenti sovrastrutture a carattere utilitario dannose al l'ambiente ed all'igiene;
• ricomposizione delle unità immobiliari per ottenere abitazioni funzionali ed igieniche, dotate di adeguati impianti e servizi igienici, o altre destinazioni per attività economiche o pubbliche o per attrezzature di modesta entità compatibili con l'ambiente, conservando al tempo stesso vani ed elementi interni ai quali l'indagine storico-critica abbia attribuito un valore;
• restituzione, ove possibile, degli spazi liberi a giardino ed orto;
• istituzione dei vincoli di intangibilità e di non edificazione.”
“Si suggerisce che la pubblicazione dei piani di risanamento conservativo si avvalga di una procedura particolare, in cui siano previste forme di pubblicità estesa”.
“Si afferma che nei progetti di risanamento una particolare cura deve essere posta nell'individuazione della struttura sociale”.
Le novità introdotte dalla Carta di Gubbio non sono solo di ordine tecnico e culturale.
Il documento introduce il principio che, per salvaguardare il centro storico, non basta tutelarne le pietre, ma occorre difendere anche la società che vi abita. Nei progetti di risanamento una particolare cura deve essere posta nell'individuazione della struttura sociale che caratterizza i quartieri.
Il documento si chiude auspicando una legge che introduca i suoi principi e criteri nella prassi pianificatoria e amministrativa corrente. Passeranno molti anni prima che ciò, sia pur parzialmente, avvenga.

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