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Arbitro Controversie Finanziarie (ACF)


Seminario Giorgio Afferni: tema del rapporto intermediario-cliente.
ACF (Arbitro Controversie Finanziarie) è più piccolo di ABF perché ha un solo collegio e non 7 e ha competenza più specifica, solo per gli investimenti finanziari. Ci sono circa 1000 ricordi all’anno e sono 5 componenti effettivi.

Giudizio del’ACF

Il giudizio non ha nulla a che vedere con il giudizio del tribunale. In tribunale è vincolante per le parti ma la decisione dell’ACF non lo è, né per le parti né per la banca che può dire l’ACF si è sbagliata. Come per l’ABF gli intermediari alla fine però adempiono (perché se non adempio devo darne pubblicità sui giornali e quindi mi costa e poi c’è problema reputazionale). Non adempie nei casi seriali, quando ha paura di essere travolto da una serie di ricorsi.
ABF competenza fino ai 100 mila euro, l’ACF ha una competenza fino a 500 mila euro.
Il tipo di giudizio dell’ABF: se vado in tribunale ha diritto a un’istruttoria piena e quindi potrei produrre documenti, sentire testimoni e che venga disposto il ctu.
L’ACF non lavora così perché è un giudizio di diritto e non di equità, devono motivare le decisioni però è un giudizio sommario quindi decidono sulla base delle allegazioni di documenti, non possono sentire testimoni.
Si possono portare anche questione vecchie ma se porto una cosa di 10 anni fa magari possono respingere ricorso.

Componenti ACF

Ci sono 5 componenti: 3 nominati da Consob, 1 designato dall’associazione dei consumatori e 1 designato dall’associazione degli intermediari finanziari.
Il presidente è nominato da Consob e lui non è mai relatore. Il relatore è quello che influenza di più.  Nell’organismo c’è anche una segreteria tecnica composta da gente che va alla ricerca della violazione quindi si mettono in evidenza le violazioni poste in essere dall’intermediario ma la disciplina è così complessa che raramente l’intermediario fa tutto per bene ma questo non vuol dire che il ricorso debba essere accolto.

Usano il filtro del nesso di causalità: cercano di capire se è verosimile che veramente quell’investitore non sapesse qualcosa, non consentono al cliente di sfruttare anche il minimo difetto dell’intermediario. Se si trovano una vecchia al suo primo investimento questo è un elemento a suo favore.
Il nesso di causalità è uno dei temi più complessi: la legge dice che nella prestazione dei servizi d’investimento è onere dell’intermediario dimostrare che ha fatto tutto bene. Io devono solo raccontare che mi ha proposto una cosa non adeguata alla mia profilatura e poi è l’intermediario che deve dimostrare il contrario.
Su chi deve dimostrare il nesso di causalità se ne parla ancora.
Storicamente si diceva che era onere del ricorrente ma ora il contrario, più a favore dell’intermediario. Violazione, nesso causalità e danno sono le 3 cose da provare se voglio risarcimento. Il danno lo devo sempre dimostrare io. In cassazione sui servizi d’investimento è il cliente che deve dimostrare il nesso mentre sui acquisti dei mercato secondari il nesso si presume già.

Come si conciliano queste due impostazioni?
Sono entrambe giuste. Bisogna distinguere 2 tipi di nessi di causalità a seconda di qual è la storia che il ricorrente racconta: “se non ci fosse stata quella violazione lui non avrebbe comprato il titolo” allora l’onere della prova è su di lui; “se non ci fosse stata violazione il titolo non sarebbe stato influenzato negativamente” il nesso di causalità si presume.

L’ACF non a una competenza generale, solo specifica sui servizi d’investimento. Se compro azioni e va male posso prendermela con diversi: la banca (qui c’è competenza dell’ACF), l’emittente (l’ACF respingono perché si dichiarano incompetenti). Il ricorso all’ACF può essere fatto anche senza un avvocato.

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