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Cooperative in Italia: SACMI


E' una cooperativa di produzione e lavoro (per garantire occupazione e lavoro); scrl. Nasce nel 1919 per lotta alla disoccupazione, con 9 tra meccanici e fabbri.
Inizia riparando macchine della vicina cooperativa ceramica di Imola, dopo un po' è in grado di offrire qualsiasi macchina per produrre piastrelle, e oggi ne è leader mondiale. Il primo prodotto con proprio marchio è una macchina lava arance. Ma comunque si allarga ad altri prodotti. Ha collegate e controllate che gestisce tramite una holding. Oggi è Gruppo Sacmi internazionale con 4 linee di business: ceramics, processing (macchine e sistemi di ispezione), plastics, packaging. Dal 1936 è assimilabile a impresa industriale: produce macchine per ceramica, tappi a corona e lavaggio frutta.
Si allargano i mercati, ma le funzioni direzionali non erano ben distinte, quindi servono lavoratori esterni specializzati. Nel 1965 fondano la Sacmi Impianti Spa, ed è la svolta per le partecipazioni: molte collegate e controllate, e fanno il 50% dei prodotti finiti. Nasce il Gruppo Sacmi, che permette flessibilità e meno costi. Si procede a internazionalizzazione: nel 2001 l'esportazione era l'80-90% della produzione.
Campo organizzativo: a Imola c'è il maggior numero di cooperative, che collaborano tra loro (informalmente, ma oggi anche formalmente), ma del tutto autonome. Comunque, il campo c'è non per somiglianza tecnologica, ma per via dell'essere imprese collaborative: le cooperative del campo ritengono di dover operare per il bene degli stakeholders del campo.
A Imola si respira aria di cooperazione, si tramanda e diffonde. Ma perché a Imola ce ne sono così tante? Per desiderio diffuso di elevazione delle classi più deboli.
Come nasce la cooperative ceramica di Imola? Un imprenditore, ricco ma malato, voleva donarla, ma a patto che venisse usata in forma cooperativa. Fece prova di 5 anni, poi donò serenamente.
Col tempo e col cambiamento del contesto sociale, cambia la guida delle cooperative: prima i padri operai, poi periti industriali, poi ingegneri...ma i valori non sono MAI cambiati.
Sacmi, comunque, è capital-intensive, cosa non comune tra le cooperative; è a mutualità NON prevalente, i soci sono il 30% della forza lavoro.
Dal dopoguerra, nelle cooperative il management si separa dalla proprietà.
La porta non è, per la Sacmi, proprio aperta. E' socchiusa, perché non allargando la base sociale non si pregiudicano storia e cultura; si paga molto per entrare, e questo fa aumentare la partecipazione dei soci e l'autocontrollo.
C'è cooperativa solo a livello proprietario, e non a livello operativo-gestionale.
Fa solidarietà verso III mondo, tossicodipendenze...e verso molte aziende e altro.
Fa tutti i tipi di produzione, però passa da organizzazione per reparto a per processo. Al socio si richiedono doti etiche, con punizioni e espulsione.
Si passa da struttura elementare a divisionale a funzionale, con aumento del decentramento.

Tratto da L’ORGANIZZAZIONE NELLE COOPERATIVE di Moreno Marcucci
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