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Giudizi analitici a priori e sintetici a posteriori



Dopo aver istituito un tribunale della ragione, dove la ragione stessa sia giudice ed imputato, dice Kant dobbiamo fondare il programma della filosofia critica su tre domande fondamentali:
come è possibile una matematica pura
come è possibile una fisica pura
come è possibile la metafisica come scienza
Fu Hume come lui stesso afferma a svegliarlo dal sonno dogmatico che lo aveva bloccato a proposito della metafisica. Kant innanzi tutto aveva accolto di Hume l’impossibilità di stabilire una necessità causale ossia che essa usando una terminologia kantiana non può basarsi su giudizi a posteriori (d’esperienza). Inoltre la causalità non può basarsi su giudizi analitici (fondati sul principio di identità perché l’effetto non è identico con la sua causa). Per salvare la validità oggettiva del principio causa - effetto bisognerà allora trovare un principio che non sia a posteriori (non basato sull’esperienza) ma a priori e che non sia analitico (non basato sul principio di identità) ma sintetico. Kant allora vuole scoprire se e come siano possibili giudizi sintetici a priori.
giudizi analitici a priori sono quelli in cui nel predicato è già contenuto il concetto del soggetto (il tutto è maggiore della parte); la funzione di tale giudizio è quella di esplicitare ciò che già si dice implicitamente. Esso ha il vantaggio di essere universale (perché a priori) ma sterile poiché non aggiunge niente alla conoscenza.
giudizi sintetici a posteriori che consistono nell’unione di due concetti diversi sulla base dell’esperienza (l’erba è verde). Esso ha il vantaggio di essere fecondo perché apporta conoscenza ma è particolare e quindi non ha validità scientifica.

Tratto da FILOSOFI DELL'ETÀ MODERNA di Carlo Cilia
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