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Spirito geometrico e spirito di finitezza in Pascal



La prerogativa dell'uomo, rispetto agli altri animali, è quella di progredire nell'esperienza e nel sapere, cosicché l'intera successione degli uomini, durante il corso di tanti secoli, deve essere considerata come uno stesso uomo che esiste da sempre e che impara di continuo. La verità è figlia del tempo, non dell'autorità. Rigetto del principio di autorità, diffidenza verso le teorie generali o le ipotesi troppo esplicative, valorizzazione dell'esperimento, accompagnata da un'estrema cautela nel trarne formulazioni ipotetiche,, sono gli elementi in cui risalta il genio scientifico di Pascal. Accanto a quello che chiama lo "spirito geometrico" Pascal aggiunge però anche il cosiddetto "spirito di finitezza". Quest'ultimo sa guardare al di là della superficie esteriore dei fenomeni, sa cogliere la complessità del mondoo e ciò anche attraverso l'intreccio di studio e intuizione, di ragionamento e di sentimento. "Gli uomini, non avendo potuto liberarsi dalla morte, dalla miseria, dalla ignoranza, hanno deciso di non pensarci, per essere felici", E' dunque il pensiero della morte, quello che scuote l'individuo, facendogli trovare in Dio, l'autore e il fine dell'esistenza. Dopo un periodo di smarrimento, prende piega in Pascal la volontà di porre il proprio genio scientifico e filosofico al servizio della religione. Il merito di Pascal è appunto quello, duplice, di aver percepito quanta parte dell'esperienza si sottragga ai mezzi del sapere elaborato dalla Rivoluzione intellettuale di Cartesio e Galileo, e di aver sollecitato l'uomo a raggiungere conoscitivamente anche questa dimensione del reale.

Tratto da FILOSOFI DELL'ETÀ MODERNA di Carlo Cilia
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