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I tipi di controllo

I tipi di controllo


Ci sono diversi tipi di controllo. Il controllo più semplice consiste nel leggere la dichiarazione dei redditi e vedere se la dichiarazione si presenta regolare in sé. Una cosa che è immediatamente controllabile è la conformità alla legge di quanto dichiarato: per fare questo controllo basta avere la dichiarazione del contribuente e il Testo Unico delle imposte sui redditi. Altra cosa semplice da controllare è che quanto scritto sulla dichiarazione sia coerente in se stesso: se ci sono delle somme sbagliate per errori di calcolo queste sono facili da individuare. Oppure, altra cosa di immediato controllo, è la corrispondenza della dichiarazione ai versamenti effettuati (attraverso le distinte dei versamenti): es. si dichiara un reddito per cui bisogna versare 100 ma si è versato solo 80. Questo è un controllo che si può effettuare immediatamente.

1) Questo primo tipo di controlli, i cd CONTROLLI FORMALI, sono disciplinati dall’art. 36-bis del decreto 600/73 sull’accertamento. Questo articolo descrive questa tipologia di controlli in maniera articolata, ma in realtà sono semplicemente quei controlli che possono essere fatti avendo soltanto come fonti la dichiarazione, gli estremi del versamento e la legge.
Cosa succede se da questi controlli si scopre la non conformità della dichiarazione? L’art. 36-bis descrive la PROCEDURA: l’ufficio deve mandare una comunicazione al contribuente con la quale spiega il problema riscontrato (si sono sbagliati i conti, si sono dedotte le spese che non erano deducibili, ecc.), tecnicamente definita CONTESTAZIONE. Da questa contestazione il contribuente ha un termine di 30 giorni per pagare. Se paga subisce delle sanzioni ridotte e la questione si chiude. Se il contribuente non paga inizia la RISCOSSIONE. Il nome del contribuente viene scritto in un atto, che impareremo a conoscere meglio più avanti, chiamato RUOLO  (elenco dei debitori). Da questo elenco viene estratta la parte che riguarda il contribuente e che si chiama CARTELLA ESATTORIALE. Questa viene notificata al contribuente: o il contribuente paga, o viene pignorato, contenente l’intimazione a pagare entro 60 giorni dalla notifica, con l’avvertimento che, in mancanza di pagamento si provvederà all’esecuzione forzata.

2) Questo era il controllo più semplice. Il livello successivo è stabilito dall’art. 36-ter. Questo articolo disciplina controlli leggermente più complicati:
- Controllo della corrispondenza delle dichiarazioni con l’importo che risulta dalle dichiarazioni dei sostituti d’imposta: CONTROLLO INCROCIATO SUI DATI
- VERIFICA DEI DOCUMENTI: si possono dedurre o detrarre certe spese che si riferiscono a determinate prestazioni (es. spese mediche), naturalmente bisogna avere dei documenti che attestino queste spese. Con la verifica dei documenti l’ufficio può convocare il contribuente e chiedergli l’esibizione dei documenti che attestano queste spese.
Il presupposto del controllo disciplinato dall’art. 36-ter è diverso rispetto a quello del controllo dell’art. 36-bis, ma la procedura è la medesima. Se si scopre che qualcosa non va l’ufficio lo comunica al contribuente invitandolo a mettersi in regola entro 30 gg., se non lo fa viene iscritto al ruolo e gli viene notificata una cartella esattoriale.
Quanto tempo hanno gli uffici tributari per effettuare questi controlli? La cartella di pagamento (atto con cui si inizia la riscossione) va notificata al contribuente entro il 31 dicembre del 3° anno successivo alla dichiarazione per i controlli formali dell’art. 36-bis, entro il 31 dicembre del 4° anno successivo alla dichiarazione per i controlli dell’art. 36-ter. Se la cartella esattoriale arriva oltre questi termini è nulla.
Che cosa succede se l’ufficio non convoca il contribuente prima di metterlo in riscossione? L’opinione più corretta è ritenere che il procedimento in questi casi sia nullo.
I controlli dell’amministrazione finanziaria più significativi in realtà non sono quelli fin ora esaminati: l’amministrazione finanziaria è una pubblica amministrazione e quindi ha poteri di supremazia, di invasione della sfera privata, di costrizione (il fisco può entrare in casa, nell’azienda, può fare delle domande o chiedere documenti; il contribuente ha l’obbligo di rispondere alle domande e di fornire i documenti richiesti). Questi poteri essendo invasivi della sfera privata quindi necessitano di una garanzia: devono essere previsti dalla legge (PRINCIPIO DI LEGALITA’). In questo campo poi operano altri 2 principi che abbiamo visto parlando dei principi generali in materia tributaria: PRINCIPIO DI BUONA FEDE e PRINCIPIO DI PROPORZIONALITA’ (il fisco non può esagerare, non può fare più di quello necessario). Un’importante applicazione del principio di proporzionalità e buona fede è che il fisco non può chiedere al contribuente di consegnare documenti che sono già in suo possesso. Un’altra norma dello Statuto del Contribuente dice, per esempio, che nei controlli fatti nelle aziende non si può stare più di un certo numero di giorni e la finanza deve arrecare il minor disagio possibile al contribuente. Allora è giusto chiedersi il fisco può fare solo ciò che è espressamente previsto dalla legge? No. I poteri del fisco devono essere espressamente previsti dalla legge, la supremazia, la costrizione, l’obbligo devono avere una fonte legale. Il che non vuol dire che il fisco non possa fare altro, purché non costringa. Esempio: il finanziere che si finge cliente del mago guaritore e si introduce nel suo negozio non sta facendo niente di male, sta usando della fantasia. Quello che non può fare il finanziere è minacciare sanzioni, millantare poteri e ingannare (nel senso di indurre in errore provocando un danno, ma fingersi un malato cliente del mago guaritore è una bugia ma non è una truffa).

Tratto da APPUNTI DI DIRITTO TRIBUTARIO di Luisa Agliassa
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