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Analisi del fenomeno terroristico


Nell’approfondimento della natura del fenomeno terroristico sono stati affrontati vari problemi:

a.il problema di ciò che distingue il terrorista dal non terrorista, per rispondere al quale si è proceduto alla preliminare distinzione tra:
i.terrorista patologico, affetto cioè da vera patologia mentale, che corrisponde ad una minoranza di soggetti;
ii.terrorista normale, rispondente alla maggioranza dei soggetti, che si differenzierebbe dal cittadino normale e dal criminale comune perché: sente fortemente minacciato il suo oggetto d’amore dal resto della società che percepisce, quindi, come nemica e tenta di distruggere; si serve come strumento della violenza per raggiungere il proprio scopo, che per lui non è di odio ma d’amore; e, in definitiva, è come un soldato fuori luogo e tempo, che tuttavia vive nella realtà una guerra esistente solo nella sua fantasia;

b.il problema di ciò che distingue i terroristi normali tra loro, rispetto al quale i diversi tipi di terroristi vengono ridotti alle due grandi categorie:
i.dei terroristi per disperazione, che si rivolgono al terrore in seguito alla frustrazione di tutte le aspettative ed azioni politiche, al fallimento del proprio progetto, e per i quali il terrorismo è semplicemente un fine, che si esaurisce nell’azione o nel simbolo (ad esempio l’anarchico individualista);
ii.dei terroristi per progettazione, che usano il terrore soprattutto come strumento per conquistare od accrescere il potere e che fanno parte di un gruppo organizzato e coeso, che persegue precisi obiettivi politici e che si serve del terrore per instaurare uno stato di guerra fantasticata, da trasformare, se possibile, in uno stato di guerra reale (tale è stato ritenuto, ad esempio, il terrorismo italiano delle “ brigate rosse”);

c.il problema delle condizioni per la trasformazione di un non terrorista in terrorista, rispetto al quale però ci si è limitati ad un discorso generale e teorico, condotto secondo il modello della guerra fantasticata, le cui condizioni sarebbero individuabili: nell’esistenza nella società italiana di due gruppi, di tendenza marxista e di tendenza cattolico-liberale, di cui differenziazioni si sono estese, dal piano delle concezioni ideologiche e dell’azione politica, sempre più anche agli aspetti psicologici e comportamentali della vita; nella mobilitazione di grandi angosce collettive di tipo persecutorio (dovute all’insorgenza di nuovi bisogni individuali e sociali, seguiti invece da una sempre più grave depressione economica, alla crisi delle istituzioni, non seguita dalle necessarie riforme), le quali angosce persecutorie per alcuni giovani si sono risolte nell’elaborazione di tipi difensivi quasi paranoicali con il successivo breve passo verso l’organizzazione di gruppi terroristici, fenomeno non esauritosi in semplici atti di terrore, ma ha tradottosi in un vero e proprio stato di guerra fantasticata.

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