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L’integrazione tra antropologia e sociologia criminale


L’indirizzo multifattoriale, che caratterizza la più recente criminologia e può dirsi oggi dominante, respinge le teorie unicausali o unifattoriali, sia individualistiche che sociologiche.
Tra gli obiettivi più attuali della criminologia esso pone l’integrazione tra antropologia e sociologia criminale: solo dalla reciproca confluenza delle due discipline può sperarsi un effettivo progredire della criminologia.
Le teorie multifattoriali esprimono l’esigenza di pervenire ad una classificazione e ad un certo ordine logico nella serie, apparentemente caotica, dei potenziali fattori causali che appaiono avere una correlazione statisticamente significativa con il reato.
I progressi più notevoli sono stati negativi più che positivi, essendo si riusciti ad evidenziare statisticamente l’inconsistenza causale di un certo numero di fattori, in precedenza considerati di alto valore etiologico.
In prospettiva multifattoriale si è tentata la sintesi del patrimonio conoscitivo nella formula secondo la quale i fattori fisico-antropologico-biologici come pure quelli economico-sociali possono diventare operativi solo passando attraverso l’azione “trasformatrice” e catalizzatrice di un fatto psicologico e psichiatrico.
In alcuni casi la spinta degli altri fattori può essere così forte che l’aggiunta di una piccolissima dose di fattori psicologici può risultare sufficiente a produrre il delitto; in altri casi, viceversa, la dose di fattori psicologico-psichiatrici può essere così forte d’essere sufficiente a produrre da sola il delitto, senza l’aggiunta di un qualsiasi fattore fisico e sociale.

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