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La nozione di psicopatie

La nozione di psicopatie


Di non facile e controversa definizione sono pure le psicopatie, cui si tende ad attribuire il significato di grave e permanente anomalia del carattere, che favorisce comportamenti di disturbo e di sofferenza per gli altri.
Senza sensi di colpa, ansie e conflitti interiori, ma in piena armonia con se stesso, lo psicopatico riflette le proprie dinamiche psichiche sull’ambiente attraverso condotte disturbanti.
Convinto di “avere sempre ragione”, lo psicopatico si sente intimamente giustificato, attribuendo all’ambiente, agli altri, la colpa della sua condotta abnorme.
Lo psicopatico è, di regola, un soggetto imputabile, eccetto gli eventuali casi in cui la psicopatia presenti una base morbosa organica.
Compito dello psichiatra è di stabilire se la condotta abnorme sia da ricollegarsi a una infermità psichica (ad esempio psicosi od oligofrenia) ovvero ad una malattia del carattere (psicopatia) o ad un soggetto psichicamente normale.
Poiché lo psicotico, a differenza del nevrotico, traduce la propria anomalia in sofferenza per gli altri, le psicopatie pongono gravi problemi di disadattamento sociale.
E tra le situazioni di interesse psichiatrico sono quelle che maggiormente interessano la criminologia e che sono più frequentemente riscontrabili nell’ambito quantomeno della delinquenza abituale e professionale, violenta ed aggressiva.

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