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Tipologia di delitti politici


Nell’ambito del reato politico è, però, pur sempre possibile operare una fondamentale distinzione tra:
a.i delitti politici puri, che si esauriscono nella mera manifestazione di un pensiero e si identificano nei cosiddetti “reati di opinione”, con cui si incriminano le idee dissenzienti;
b.i delitti politici lesivi di persone o cose, di per sé stesse rilevanti indipendentemente dalla qualificazione politica.
Ciò premesso, incolmabile resta la differenza tra il delinquente politico nel senso proprio e ristretto del termine e l’autore di un reato politico.
Il delinquente politico si differenzia da delinquente comune:
1.per la nobiltà del movente, agendo per una finalità altruistica e comunitaria;
2.per la ferma convinzione della validità della causa, perseguita anche a mezzo del crimine.
L’autore di un delitto politico è, invece e per ciò solo, colui che commette un reato politico, oggettivamente o soggettivamente.
L’autore di un delitto politico ben può agire, pertanto, per moventi, concorrenti o esclusivi, tipicamente individuali, egoistici, utilitaristici, parassitari, pseudo-ideologici, disumani.
La criminologia ha, sconvenientemente, trascurato la criminalità politica, addirittura escludendola dal proprio campo di studio, per la proclamata assenza di antisocialità, sulla aprioristica premessa che l’alternativa politica perseguita anche col mezzo criminoso debba automaticamente rivestirsi di una forza etica superiore.
Come però si sta riscoprendo e finché vale il principio morale che il “fine non giustifica i mezzi”, una più o meno apprezzabile finalità ideologica non basta ad attribuire ipso facto una patente di liceità etico-sociale né ai reati oggettivamente politici né ai reati comuni.
Il bene tutelato resta offeso dal reato comune, quale che ne sia la motivazione.
E per effetto dell’equivoco suddetto, gli Stati di diritto hanno riservato al delitto politico un indiscriminato privilegium favorabile, che affonda le radici nella loro stessa genesi storica, frutto della lotta contro l’assolutismo e la dominazione straniera.
Esso si estrinseca nel divieto di estradizione e nella normale concessione di provvedimenti clemenziali, oltre che in una più blanda politica repressiva e in certi atteggiamenti di comprensione e di ideologizzazione del delitto politico da parte di certi settori politico-culturali.
Dopo le tragiche esperienze di criminalità politica nell’ultimo conflitto mondiale, anche negli Stati occidentali pluralisti si è andato manifestando un mutamento di tendenza; ciò sia sulla premessa che la società pluralista, garantendo le vie democratiche alle trasformazioni socio-politiche, non ha ragione di indulgere verso i tentativi di immutazioni violente e non consensuali; sia sotto la spinta della diffusione su scala internazionale della violenza terroristica organizzata.

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