Il diritto d'azione e il diritto soggettivo come oggetto della tutela

Il diritto d'azione e il diritto soggettivo come oggetto della tutela

Ma anche in questa è chiara e netta la distinzione tra il diritto di azione e il diritto soggettivo oggetto della tutela, quindi tra i presupposti di quello e i fatti costitutivi di questo.
Nel processo dichiarativo l'azione si risolve nel diritto del singolo verso lo Stato ad ottenere la pronuncia di una sentenza di merito, insomma ad ottenere una risposta alla sua domanda sull'ipotesi di un diritto soggettivo. E ben può esistere il diritto ad ottenere quella risposta, ma non anche il diritto soggettivo vantato e viceversa. Di ciò parleremo ampiamente quando distingueremo il c.d. “rito” dal c.d. "merito" del processo dichiarativo e, quindi, studieremo i presupposti processuali.
In ultima analisi va tenuto ben distinto il diritto soggettivo sostanziale, che un soggetto può vantare a fronte di un altro, come strumento che le norme di re­lazione utilizzano per garantire l'attribuzione a qualcuno di un bene della vita, dal diritto di azione, che è un diritto pubblico verso lo Stato: il diritto alla tutela giurisdizionale.
Approfondiamo la riflessione sull'art. 24.l dal punto di vista dello Stato e del suo dovere di garantire la tutela giurisdizionale.
La previsione di un simile dovere implica che lo Stato ha l'obbligo di approntare, al livello delle fonti del diritto inferiori, tutti i meccanismi che servono alla tutela giurisdizionale.
Ma già da questa norma possiamo ricavare qualche ulteriore, e più concreto, principio che attenga anche ad un modo di essere della tutela giu­risdizionale?
Innanzitutto dalla disposizione in commento si trae una conseguenza rilevante nel campo dei diritti disponibili, precisamente il principio per cui, in riferimento ad essi, lo Stato non può espropriare i loro (presunti) titolari del diritto di azione.