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Conclusione del processo ai Templari


Gli sgherri poi continuavano a dire loro che se avessero ritrattato la confessione sarebbero stati arsi vivi. Tutta questa documentazione stava mettendo in crisi il piano del re che intervenne costringendo il papa a nominare all'arcivescovado di Sens, che includeva Parigi, il quale davanti al rifiuto di ritrattare di un certo numero di uomini li mise tutti al rogo. Dopo quest'azione quasi tutti per la paura della morte giurarono che tutte le accuse erano vere; ma l'ordine non era ancora stato soppresso. Il papa non era così audace, perciò nel tentativo di fornire una parvenza di legittimità, convocò un concilio ecumenico a Vienne nel 1310-1311. Qui l'assemblea riunita si rifiutò di condannare l'ordine senza prima aver esaminato alcuni membri, perciò sembrava che finalmente la verità sarebbe venuta a galla, ma ancora una volta il re persuasa il papa a sopprimerlo per mezzo di un decreto pontificio, l'atto fu preparato e i cardinali riuniti poterono solo limitarsi a registrare l'atto. Non tutto andò secondo il volere del re, in quanto il papa e il concilio si pronunciarono in maniera sfavorevole alla creazione di un nuovo ordine e il re dovette ritirarsi. Nel maggio 1312 il papa comandò che i Templari sopravvissuti dovevano essere dispersi in vari monasteri, mentre i grandi ufficiali furono condannati al carcere a vita.

Tratto da I TEMPLARI di Elisa Giovinazzo
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