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Morte sociale in Monicelli


Ci sono 3 esempi di morte sociale che sono davvero sentiti nel cinema di Monicelli

La morte ne La grande guerra in cui la brutalità del massacro rimuove ogni componente grottesca
La morte di Pautasso ne “I compagni” che muore durante degli scontri tra scioperanti, polizia e crumiri, il cadavere suscita pietas fatta di immedesimazione e condivisione
La morte di Abacuc nell’armata Brancaleone in questo caso la diversa concezione deriva dal contesto storico, siamo in un medioevo fantastico e picaresco. L’individualismo della morte appartiene all’ordine borghese.

Un borghese piccolo piccolo, ci mostra l’omologazione tra la città dei vivi e quella dei morti. Vediamo Roma sporca e tetra confrontata con il cimitero infernale.
In questo film Monicelli offre il tentativo di mostrare il modo in cui l’istinto omicida si manifesta in un uomo qualunque. Il film s’incentra dunque sul mostrare la banalità del male, derivazione necessaria dell’insostenibile precarietà de vivere.
Il sacerdote nel film scandisce: io invocherei il giudizio universale, una sentenza di morte generale.

Un altro grande topos monicelliano è L’esecuzione sospesa: l’"armata bracalone" sopravvive a ben due esecuzioni, peculiare in "Cari fottutissimi amici" il tentativo dei condannati a morte di ritardare l’esecuzione chiedendo una sigaretta, un prete una benda per gli occhi.

Tratto da IL CINEMA ITALIANO TRA GLI ANNI '60 E '70 di Asia Marta Muci
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