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Studio antropologico: i bambini


Tutti noi cresciamo, ci sviluppiamo e a un certo punto iniziamo a declinare: l’invecchiamento biologico viene visto in modi diversi. Ovunque si opera una suddivisione del ciclo di invecchiamento in fasce più o meno ampie, con conseguenti periodi di vita, con comportamenti diversi. Nella nostra società l’età anagrafica viene definita con la differenza tra anno corrente e anno di nascita: questo dato indica però solo in modo approssimativo il grado di invecchiamento biologico dell’individuo. Esistono poi definizioni come bambino, ragazzo, giovanotto, adulto e anziano che hanno a che fare con la percezione che si ha di un individuo, con relativi comportamenti diversi per ogni età: si è più tolleranti con un bambino, meno con un ragazzo, si esige responsabilità da un adulto, esperienza da un anziano. Questi sono i cosiddetti "gradi di età informali".
Il primo grado di età informale è quello dei bambini, concezione sociale del piccolo individuo. Non esiste un’età assoluta dopo la quale si cessa di essere bambini, ogni cultura determina il passaggio in base a elementi diversi: in occidente, è la scuola che scandisce le prime fasce di età; in altre popolazioni il passaggio è legato a rituali come la circoncisione, o quando il maschietto è in grado di manovrare la zappa e la ragazzina a trasportare la legna sulla testa. In generale, un individuo esce dallo status di bambino quando entra a far parte del ciclo produttivo.
I sistemi di classificazione mutano anche all’interno di una stessa società con il trascorrere del tempo: prima, per esempio, bambini piccolissimi venivano già assunti come lavoratori e venivano trattati sicuramente non come bambini che hanno il diritto di giocare. Molti storici della famiglia parlano di invenzione dell’infanzia come una conquista della società occidentale contemporanea, tant’è che in inglese ci sono due termini per indicare il lavoro: work per l’impiego salariato, labour per l’attività svolta dai bambini all’interno del contesto familiare. Questo porta a vedere come deprecabile il lavoro minorile, ma in molte parti del mondo questo è l’unico modo per sopravvivere.

Tratto da IL PRIMO LIBRO DI ANTROPOLOGIA di Elisabetta Pintus
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