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Rinnovamento del realismo letterario

Dall'inizio del dopoguerra ai primi anni Sessanta si evidenzia in ambito letterario internazionale una propensione a rappresentare la realtà in modi innovativi, ma non specificamente di avanguardia.
Questi nuovi realismi mirano a una scrittura semplificata e vicina al parlato, e a una trama in cui il ruolo del narratore onnisciente è ridotto. Tale ritorno si spiega con l'urgenza di rappresentare le condizioni raggiunte con la guerra, il tentativo di "esprimere l'inesprimibile", dai Lager alla bomba.

Il filone realistico non è l'unico. Nella poesia, la tradizione simbolista ottocentesca e quella delle avanguardie di primo Novecento sono riprese da autori come Paul Celan. Su un altro versante, la consapevolezza del vuoto che si cela dietro la realtà sfocia in una rappresentazione dell'assurdo che ha nell'irlandese Samuel Beckett il miglior interprete. Ancora, si affaccia sulla scena internazionale l'argentino Jorge Luis Borges, dalla scrittura fantastico-erudita.

In Italia il filone del Neorealismo è fondamentale, prima in ambito cinematografico e poi letterario, dalla fine della guerra a metà anni Cinquanta. I risultati pi˘ importanti vengono perÚ da autori che si collocano in maniera autonoma, come Fenoglio o Calvino. In questa fase, oltre a rafforzarsi le tendenze sperimentali, cresce l'incidenza dell'industria culturale sui gusti del pubblico (si veda Hollywood o il rock). Nasce inoltre la musica beat, sintomo della ribellione giovanile del 1968.

Tratto da LETTERATURA ITALIANA MODERNA E CONTEMPORANEA di Domenico Valenza
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