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L'impressione di realtà nello spettatore cinematografico

L'impressione di realtà nello spettatore cinematografico




L’impressione di realtà è stata al centro di molte riflessioni e discussioni sul cinema, per tentare di definirle la specificità o per definire i fondamenti tecnici e psicologici dell’impressione stessa e analizzare le sue conseguenze nell’atteggiamento dello spettatore di fronte al film. L’impressione di realtà provata dallo spettatore durante la visione di un film dipende innanzi tutto dalla ricchezza percettiva dei materiali filmici, dell’immagine e del suono; la restituzione del movimento occupa una posizione importante dunque nell’impressione di realtà: essa è il prodotto di una regolazione tecnologica dell’apparecchio cinematografico che permette lo scorrimento di un certo numero di immagini fisse in un secondo. Questo scorrimento permette a certi fenomeni psico-fisiologici di agire per dare l’impressione di movimento continuo; l’effetto phi è tra i più importanti di questi fenomeni: quando delle macchie luminose, spaziate tra loro, sono accese successivamente ma alternativamente, si vede un tragitto luminoso continuo e non una successione di punti spaziali: è il fenomeno del movimento apparente. Non bisogna confondere l’effetto phi con la persistenza retinica: il primo dipende da un riempimento mentale di uno scarto reale, mentre la seconda è dovuta alla relativa inerzia delle cellule della retina che conservano, per un breve tempo, traccia di un impressione luminosa; riprodurre l’apparenza di movimento significa di fatto riprodurre la sua realtà. La ricchezza percettiva propria del cinema dipende anche dalla compresenza di immagine e suono, laddove quest’ultimo restituisce alla scena rappresentata il volume sonoro, dando così l’impressione che l’insieme dei dati percettivi della scena originale sia stato rispettato. Ma l’impressione di realtà inoltre si fonda sulla coerenza del sistema diegetico costruito dalla finzione; Oudart, in rapporto al fatto che lo spettatore si trovi incluso nella scena rappresentata, distingue tra effetto di reale ed effetto di realtà: il secondo dipende dal sistema di rappresentazione, e più in particolare dal sistema prospettico che il cinema ha ereditato dalla pittura occidentale, mentre l’effetto di reale dipende dal fatto che la posizione del soggetto-spettatore è segnata, inscritta all’interno stesso del sistema rappresentativo, come se partecipasse al medesimo spazio.

Tratto da ESTETICA DEL FILM di Nicola Giuseppe Scelsi
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