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Le caratteristiche del montaggio proibito

Le caratteristiche del montaggio proibito



Si tratta per la verità di un caso del tutto particolare: quando l’essenziale di un avvenimento dipende da una presenza simultanea di due o più fattori dell’azione, il montaggio è proibito. Questa definizione ha senso soltanto se si dice ciò che si considera come l’essenziale di un evento; per Bazin, ciò che viene prima è l’evento in quanto appartiene al mondo reale, o a un mondo immaginario analogo al reale, vale a dire in quanto il suo significato non è determinato a priori: per lui quindi l’essenziale dell’evento non può designare se non proprio quella famosa ambiguità, quell’essenza di significato imposto alla quale egli attribuisce tanto valore. Il montaggio sarà dunque proibito ogniqualvolta l’evento reale – o piuttosto l’evento referenziale dell’evento dietetico in questione – sia fortemente ambiguo, ogniqualvolta l’esito dell’evento sia imprevedibile.
In un gran numero di casi pratici in montaggio non sarà naturalmente proibito, e l’evento potrà essere rappresentato per mezzo di una successione di unità filmiche discontinue; ma a condizione che proprio questa discontinuità sia quanto più mascherata possibile. In questo sistema, e in maniera fortemente coerente, ciò che è considerato come primo è sempre un evento reale nella sua continuità; questa impressione di continuità e di omogeneità è ottenuta attraverso un lavoro formale che caratterizza il periodo del cinema classico, e la cui figura rappresentativa è la nozione di raccordo, che si potrebbe definire come ogni cambiamento di piano cancellato in quanto tale, ossia come ogni figura di cambiamento di piano in cui ci si sforza di preservare, da una parte all’altra della giunta, degli elementi di continuità. Il linguaggio classico ha messo a punto un gran numero di figure di raccordo: di sguardo, di movimento, su un gesto, in asse, ecc.; il raccordo può funzionare tanto mettendo in gioco elementi puramente formali quanto elementi puramente diegetici, e su questo punto il sistema di Bazin è stato ripreso e ampliato da tutta una tradizione classica dell’estetica del film: come ad esempio Burch, che da una descrizione molto dettagliata dei diversi gradi di raccordo, secondo i diversi scarti spaziali e temporali che esso indica.

Tratto da ESTETICA DEL FILM di Nicola Giuseppe Scelsi
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